Un film di Pietro Castellitto. Con Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli. Drammatico, 109′. Italia 2020
Pierpaolo è un medico sposato con Ludovica, affermata regista. Il figlio Federico è un laureando in filosofia tiranneggiato da un barone universitario che gli preferisce qualunque altro studente. Le loro vicende si incrociano con quelle di Bruno, primario amico di Pierpaolo, e di sua moglie Gaia, nonché con quelle di Claudio e Carlo, due fratelli che gestiscono un’armeria e fanno parte di un gruppo neofascista. Completano il quadro le mogli e i figli di Carlo e Claudio, e un sulfureo personaggio che resterà (di fatto) innominato e che compare solo all’inizio e alla fine.
Doveva capitare, era inevitabile. A ogni festival a cui ho partecipato negli ultimi sei anni c’è stato almeno un film, spesso italiano, che, una volta uscito dalla sala, mi ha lasciato con il dubbio amletico di essermi perso qualcosa, di non aver capito a pieno dove il regista volesse andare a parare.
Sarà colpa della stanchezza, di un improvviso colpo di sonno o magari di un mio limite cognitivo, ma a distanza di ore fatico ancora a inquadrare “I predatori”, opera prima di Pietro Castellitto, presentato in concorso nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia 2020.
Il film è bizzarro, caotico, dispersivo, surreale, costruito su personaggi a metà strada tra il grottesco e il caricaturale. Lo spettatore è chiamato ad avere molta pazienza nell’accettare l’inizio di una storia piuttosto irritante e respingente, dove vediamo Vinicio Marchioni nelle vesti di un misterioso venditore di orologi.
Chi sono “i predatori” del titolo? Secondo Castellitto lo siamo un po’ tutti. In ognuno di noi, infatti, albergherebbe un istinto predatorio, subdolo ed egoistica che può spingerci a compiere azioni negative, moralmente indegne, persino criminose. Nessuno si salva.
I personaggi che si susseguono sulla scena vorrebbero essere, nelle intenzioni dello sceneggiatore, una versione caustica e sopra le righe dei celebri “Mostri”. Peccato che la sceneggiatura non sia all’altezza delle ambizioni, e che manchi una visione d’insieme.
“I predatori” si regge su qualche intuizione registica e interpretativa, ma per il resto sembra un film solo abbozzato, che lascia in chi guarda un senso di incompiutezza. Pietro Castellitto ha forse fatto il passo più lungo della gamba come regista e autore, non rinunciando neppure a una parte davanti alla macchina da presa.
Personalmente, il film mi sembra un’occasione malamente mancata. Ma l’ultima parola, come di consueto, spetta al pubblico e al Box office.
Il biglietto da acquistare per “I predatori” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.