House of Cards: il “regno” di Claire Underwood chiude la serie Netflix

Gli sceneggiatori lavorano di cesello per cancellare Kevin Spacey, ma Frank resta l'anima della serie

La morte, se da una parte chiude il cerchio della vita di un individuo lasciando prostrato chi rimane, dall’altra rappresenta indubbiamente lo strumento di valutazione migliore per stabilire quanto il defunto sia stato amato/odiato e soprattutto se abbia lasciato qualche tipo d’eredità ai posteri.

Questa affermazione è valida nella vita di tutti i giorni, ma si può applicare tranquillamente anche alle storie raccontare sul grande e piccolo schermo.

Si può scrivere una recensione della sesta e ultima stagione di “House of Cards” senza quanto meno accennare alla damnatio memoriae inflitta a Kevin Spacey? Ha senso parlare della magistrale interpretazione di Robin Wright, della sua coraggiosa decisione di portare avanti lo show da sola, senza nominare l’ingombrante fantasma con cui ha dovuto dividere praticamente ogni scena?

La serie, che ha adattato al contesto americano la trilogia di Michael Dobbs, ex capo dello staff del Partito Conservatore sotto il “regno” della Lady di ferro Margaret Thatcher, ha indiscutibilmente segnato un‘epoca televisiva a livello drammaturgico, creativo e interpretativo.

“House of Cards” ha raccontato in modo diverso, pungente e crudo il dietro le quinte della Casa Bianca e dei palazzi del potere, evidenziando ed esaltando il lato oscuro della politica, incarnato in modo autorevole e spietato dall’ambiziosa coppia formata da Frank e Claire Underwood.

La serie ha in un certo senso anticipato la discesa in campo di Donald Trump, l’affermazione del politicamente scorretto. Ha cancellato ogni forma di buonismo, rotto la celebre quarta parete con il pubblico, elevato un crudele e sanguinario villain fino al grado di Presidente degli Stati Uniti.

Inutile provare a negarlo: Kevin Spacey era, è e sarà sempre l’anima di “House of Cards”. I primi due anni di presidenza Trump, gli scandali sessuali che hanno travolto personaggi come Weinstein e lo stesso Spacey, l’affermazione massiccia di nuovi movimenti femministi hanno però svuotato la ricchezza narrativa della serie, affermando una regola non scritta quanto vera: la realtà è sempre più forte di qualunque sceneggiatore.

Al termine della quinta stagione di HoC, Claire Underwood, appena divenuta Presidente, guardando in camera diceva con un tono secco e minaccioso: “Ora è il mio turno”, ignorando le insistenti telefonate del furioso Frank, tradito e ingannato come Cesare dall’amato Bruto.

Non vogliamo svelarvi la trama, i colpi di scena e le scelte, talvolta discutibili, compiute dagli sceneggiatori, costretti a riscrivere frettolosamente il copione dopo quanto accaduto all’attore protagonista. Se volete farvi un’idea a riguardo vi basta dare un’occhiata online a quanto scritto da critici e giornalisti assortiti.

Personalmente sono un fan della prima ora di “House of Cards” e un grande estimatore di Robin Wright, per questo vivo un forte conflitto d’interessi nello scrivere un giudizio critico che sia sincero e obiettivo. Appellandomi alla vostra clemenza, e in modo particolare a quella del caporedattore Turillazzi, mi limiterò a un paio di considerazioni generali.

Forse la cara Netflix avrebbe dovuto riflettere qualche secondo in più prima di procedere alla rimozione totale di Kevin Spacey dal suo prodotto, avallando un linciaggio mediatico iniziato prima di qualsiasi processo.

Robin Wright si conferma una grandissima professionista, dotata di personalità, carisma e talento, che è riuscita a rendere bella e affascinante “un’anatra zoppa”.

Il personaggio di Claire, in questa stagione, ribalta quanto scritto a suo tempo da Virginia Woolf, “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, dimostrando che, quando si tratta di commettere azioni deprecabili in campo politico, uomini e donne si equivalgono. E se Frank e Claire non sembravano equivalenti alle origini… si trattava solo di un gioco di ruolo messo su a beneficio del pubblico/elettore.

Sicuramente sentiremo la mancanza di “House of Cards”, ma leggendo le cronache delle recenti elezioni americane di medio termine e vedendo quello che sta succedendo nel mondo non c’è dubbio che la realtà sarà regalarsi sorprese ed emozioni, anche più di qualsiasi show.