“Hava, Maryam, Ayesha”: tre storie di solitudine e isolamento al femminile

Sahraa Karimi dirige un racconto semplice quanto crudele, ambientato in Afghanistan

Un film di Sahraa Karimi. Con Arezoo Ariapoor, Fereshta Afshar, Hasiba Ebrahimi.
Drammatico, 86′. Afghanistan 2019

Tre donne afgane di diversa estrazione sociale, residenti a Kabul, devono affrontare una grande sfida nelle loro vite. Hava, legata alle tradizioni, incinta, della quale non importa niente a nessuno, vive con i suoceri. La sua unica gioia consiste nel parlare con il bambino che ha in grembo. Maryam, colta giornalista televisiva, sta per divorziare dal marito infedele. Ayesha, una ragazza di diciotto anni, accetta di sposare il cugino, poiché il ragazzo che l’ha messa incinta è scomparso dopo aver saputo della sua gravidanza. Deve pertanto trovare un dottore per abortire e ritrovare la verginità. Per la prima volta, ciascuna di loro deve risolvere un problema da sola.

 

Quando pensiamo che il movimento femminista e le battaglie, anche mediatiche, degli ultimi anni abbiano permesso alle donne di avere migliori condizioni di vita e pari diritti e opportunità rispetto agli uomini, ecco che arriva, puntuale, una secchiata d’acqua gelida a ricordarci cosa sia la realtà.

In questo caso, il memorandum arriva dall’Afghanistan, sotto forma di film. “Hava, Maryam, Ayesha” di Saharas Karimi è un racconto semplice e crudo, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia 2019.

A partire dal titolo, si capisce subito qual è il cuore della pellicola: tre donne con un destino comune di violenza, sottomissione e umiliazione, messo in atto da uomini padroni, traditori o vigliacchi.

Quelle di Hava, Marayam e Ayesha sono tre storie d’amore nate su grandi quanto fragili promesse che si tramutano poi in terribili incubi quotidiani, spezzando il cuore e privando del sorriso le protagoniste. Tre storie di solitudine e rabbioso isolamento ben rappresentate dalle interpreti.

Un film capace di conquistare lo spettatore – soprattutto quello femminile, che sentirà la vicenda più vicina – anche grazie a un stile registico lineare ed essenziale quanto efficace sul piano narrativo e artistico.

Un finale amaro e desolante che almeno dimostra come le donne siano capaci di affrontare ogni situazione con coraggio e dignità. A differenza di tanti uomini…

 

Il biglietto da acquistare per “Hava, Maryam, Ayesha” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.