Un film di M. Night Shyamalan. Con Anya Taylor-Joy, James McAvoy, Bruce Willis, Samuel L. Jackson, Sarah Paulson. Drammatico, 129′. USA 2019
L’Orda, ossia Kevin Wendell Crumb e le sue numerose personalità, ha catturato un nuovo gruppo di ragazze e si prepara a “sacrificarle” alla Bestia. Sulle sue tracce c’è il vigilante David Dunn, che grazie all’aiuto del figlio e alle sue visioni psichiche arriva a un confronto con il feroce avversario. Entrambi però vengono catturati dalla polizia e dalla psichiatra Ellie Staple e rinchiusi in un istituto psichiatrico, lo stesso dove da 19 anni è prigioniero “l’uomo di vetro”, il geniale Elijah Price. Per lui sarà finalmente l’occasione di dimostrare al mondo che le sue teorie sugli esseri dotati di superpoteri sono reali. Nel mentre il figlio di David, la ragazza sopravvissuta all’Orda e la madre di Elijah cercano di salvare i propri cari dalle cure di Ellie Staple.
David Dunn (Willis), il vigilante protagonista di “Unbreakable”, primo film della trilogia di Shyamalan, è tornato per mettersi sulle tracce di un pesce grosso. Si tratta di Kevin Wendell Crumb (McAvoy), conosciuto in “Split”, un uomo disturbato in cui convivono ventiquattro personalità, tra cui una bestia dalle abilità potenziate.
L’inevitabile scontro tra i due “superdotati” finisce con la loro doppia incarcerazione nell’istituto psichiatrico gestito dalla dottoressa Ellie Staple (Paulson). Qui, da anni, è rinchiuso anche il geniale Elijah Price (Jackson), ormai ridotto a una sorta di automa.
I fan della trilogia, dopo aver già aver storto il naso in un paio di occasioni in “Split”, troveranno “Glass” soprattutto un’occasione persa, per M. Night Shyamalan, di riprendere in mano la sua storia dei supereroi.
Il regista infatti, qui anche in veste di sceneggiatore, pensa in grande ma finisce per concretizzare poco. I presupposti del thriller sono drammatici e potenti al punto giusto, le premesse buone, il cast stellare e sul pezzo. La regia è impeccabile, per quanto ricca degli abituali “manierismi shyamalani”; la fotografia precisa, conscia e apprezzabile, con la contrapposizione di colori che veicola emozioni e stati d’animo.
Qual è allora il problema di “Glass”? La sceneggiature stessa, che non glorifica i suoi personaggi ma li getta in un profondo tunnel oscuro, facendoli risultare meno importanti dei loro fini. La morale schiaccia tutto il resto, oscura il film stesso.
Alla fine ci chiediamo: in questa epoca dove imperano i blockbuster e i cinecomic, dove i supereroi sono mainstream e conosciuti ovunque cosa possono davvero offrire al mondo questi personaggi? E soprattutto, il mondo ha davvero bisogno di loro?