Nella ricerca di un tormento, nell’accanimento a una sofferenza, solo il geloso può competere con il martire. Eppure, si canonizza l’uno e si ridicolizza l’altro.
È con questa epigrafe di Emil Cioran che si apre “Gelosia”, il nuovo romanzo di Camilla Baresani – uscito il 5 settembre per La Nave di Teseo nella collana Oceani -, un interessante affresco umano e sociale che, attraverso una narrazione intrigante e mai distaccata, racconta le vite di Antonio, Bettina e Sonia.
Antonio, affascinante e prestante caprese, decide di sposare Bettina, un esempio di efficienza, un’algida bellezza del Nord Italia, cresciuta senza padre, che si affanna dodici mesi l’anno per portare avanti il campeggio sul Garda ereditato dalla nonna – con il sogno di metter su famiglia e un futuro fatto di lavoro e figli.
Ma, nonostante le eccellenti premesse, dopo un periodo trascorso ad aiutar la moglie al campeggio, e in assenza di prole, Antonio decide di spostarsi a Milano per dare vita ad una piccola impresa di “amenities”, la Capri Tales, che realizza sofisticate boccette di bagnoschiuma, shampoo e profumi per alberghi di lusso.
Tra fragranze e profumazioni dolci, pungenti e avvolgenti si insinua Sonia, trentenne non bella, assunta per far decollare l’azienda, con la quale Antonio inizierà una relazione parallela. Il tempo e la gelosia, unite ai tentativi di Antonio e Bettina di trovare un figlio adottivo prima in Bulgaria, poi tra le strade polverose dell’India, diventeranno elementi esplosivi pronti a far naufragare ogni cosa.
Questo è il contesto in cui si snoda il romanzo, costruito con la tecnica dell’alternanza dei punti di vista, che conduce il lettore negli angoli più reconditi e più oscuri dell’animo dei tre personaggi che, protagonisti di un triangolo amoroso, vivono emozioni che spesso non sanno comunicare e poi, come monadi, si rinchiudono tra i propri tormenti.
Come suggerisce il titolo stesso del romanzo, “Gelosia“, l’amore e le sue derive, i sospetti, il possesso e quelle inquietudini capaci di condurre a ogni bassezza, diventano il fulcro narrativo del racconto.
A far da contraltare l’Italia dei giorni nostri, squassata dalla crisi economica e tormentata dalla minaccia islamica e dalle morti in mare dei migranti, un Paese in cui si sgretolano le certezze del passato e gli agi si sciolgono come neve davanti ai raggi di un primo sole primaverile. È un Italia in cui i consumatori, resi più vulnerabili dall’incertezza, diventano capricciosi e affamati di “status quo”, con l’apparire che ha soverchiato l’essere.
Un romanzo che colpisce per l’analisi attenta e introspettiva dei personaggi che, capitolo dopo capitolo, raccontano prospettive differenti sulla medesima storia. C’è amore, ma ci sono soprattutto ripicche e bassezze che portano via quel po’ di bellezza iniziale, travolta dalla cattiveria e dal desiderio di vendetta.
I tre protagonisti sono figure apparentemente solide ma in fondo fragili: Antonio divorato dalla gelosia oltre che dalla paura di invecchiare e perdere il proprio fascino e la propria virilità, un uomo incapace di amare, troppo centrato su se stesso per comprendere l’altro. Bettina dilaniata dalla maternità mancata e dall’abbandono paterno. Sonia, troppo schiacciata dal peso del passato per poter essere felice. Vittime, ma al contempo carnefici.
E sullo sfondo i tanti temi della nostra contemporaneità, spesso difficile: il terrorismo, i migranti, la crisi, il mondo complicatissimo delle adozioni internazionali. Un racconto profondo e pungente, cesellato con sapienza parola dopo parola, che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultimo e regala un finale amaro, spietato, inatteso, privo di ogni fragranza o bellezza.