Un film di Eric Gravel. Con Laure Calamy, Anne Suarez, Geneviève Mnich, Nolan Arizmendi, Sasha Lemaitre Cremaschi. Drammatico, 85′. Francia 2021
Julie ha due figli, un ex marito che non paga in tempo gli alimenti e un lavoro molto al di sotto delle sue capacità, con il quale mantiene a stento la famiglia. Ogni giorno si sveglia prima dell’alba, affida i bambini a una vicina anziana che le ha già detto che non ce la fa a tenerli, e si butta nel traffico del lungo tragitto che la porta dai sobborghi di Parigi alla capitale francese. E poiché in Francia in quel momento è in corso un prolungato sciopero dei mezzi di trasporto arrivare in città diventa un’impresa rocambolesca, cui Julie si dedica con ogni stratagemma. Il management dell’albergo a cinque stelle presso cui è capocameriera però non accetta scuse, e minaccia ad ogni ritardo di privare la donna dell’unico lavoro che è riuscita ad ottenere, quando invece è qualificata per occuparsi di statistiche di marketing.
Se è vero che il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione, negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una drastica e preoccupante diminuzione di diritti e tutele dei lavoratori.
I giovani incontrano sempre maggiori difficoltà a trovare un “posto fisso”, il precariato è diventato uno stile di vita. Per le persone mature, invece, perdere il lavoro vuol dire spesso essere costrette a reinventarsi, magari in posizioni poco remunerative e faticose. E poi ci sono gli incidenti sul lavoro, tristemente all’ordine del giorno…
“Full time – Al cento per cento” di Eric Gravel, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia (dove ha ottenuto due premi, quello per la miglior attrice a Laura Calamy e quello per la miglior regia), racconta il dramma della precarietà e le difficoltà di una madre single lavoratrice.
Un racconto realistico, intenso, avvolgente. L’immersione disarmante nella vita di una donna francese di oggi, impegnata a destreggiarsi tra un lavoro al di sotto delle sue capacità e la gestione dei due figli piccoli.
Julie ogni mattina deve alzarsi alle 5, affidare i bambini a un’anziana vicina, che velatamente le fa pesare il fatto di non essere una buona madre, e prendere i mezzi per raggiungere il posto di lavoro, un hotel nel centro di Parigi.
Del suo passato sappiamo poco, ma si capisce che Julie affronta ogni avversità con piglio e lucidità, non lasciandosi mai prendere dallo sconforto. E che sta cercando di cambiare il proprio destino, trovando un lavoro più adatto alle sue qualifiche.
Ma se già di norma è snervante e impegnativo affrontare un colloquio di lavoro decisivo, pensate di farlo mentre è in atto uno sciopero nazionale dei trasporti, che rende spostarsi ancora più complicato del normale…
Laure Calamy incarna con bravura e personalità il ruolo di Julie, dandole umanità, forza e fierezza. La sua Julie corre, si affanna per rispettare ogni scadenza e tenere insieme ogni aspetto della sua vita, eppure proprio questa foga sembra a un certo punto esserle fatale, sul piano umano e professionale.
Sul piano drammaturgico, stilistico e registico, mi sembra giusto collocare “Full time – Al cento per cento” nella scia delle pellicole impegnate di Ken Loach e dei fratelli Dardenne. Gravel si dimostra abile nell’unire l’aspetto politico e sociale con quello familiare e introspettivo.
Un racconto di riscatto e resilienza femminile, che mette in evidenza anche i limiti e le contraddizioni della società moderna, che sembra quasi remare contro alle mamme lavoratrici.
Il finale agrodolce, comunque, certifica che la soluzione ai problemi del quotidiano è forse quella di fermarsi e dedicare tempo e spazio alle cose davvero importanti. Se è vero che il lavoro è necessario e sacro, niente è paragonabile alla gioia di veder crescere i propri figli. Per tutto il resto c’è una soluzione.