“Fucking with nobody”: un film sui generis, che non risparmia nessuno

La regista Hannaleena Hauru dirige se stessa nella pellicola presentata alla Biennale College di Venezia

Un film di Hannaleena Hauru. Con Hannaleena Hauru, Lasse Poser, Samuel Kujala, Pietu Wikström, Sara Melleri. Drammatico, 95′. Finlandia 2020

Hanna cerca di fare la regista ma la sua carriera non decolla, fin quando non decide, per gioco e quasi per caso, di realizzare la parodia di una storia d’amore per Instagram. Ma più il gioco va avanti e più la sua relazione fittizia con il giovane – e gay – Ekku entusiasma il pubblico, regalandole il successo sempre desiderato, ma sgretolado i rapporti con le persone che la circondano.

 

La regista Hannaleena Hauru dirige se stessa in “Fucking with nobody”, presentato nella sezione Biennale College di Venezia 2020, in cui si racconta, appunto, di come si fa a dirigere un film.

La narrazione finisce per assomigliare a un documentario, dove la realtà si confonde con l’immaginazione e nulla sembra più avere un senso. Un manifesto, come ama definirlo la stessa protagonista nelle battute finali, irriverente e provocatorio in cui si parla di femminismo, di sesso, dei social e si ridicolizza l’ambiente cinematografico.

Per quanto la pellicola risulti scorrevole non riesce mai a coinvolgere totalmente lo spettatore che più volte finisce per distrarsi a causa di scene al limite dell’assurdo.

Molto bella la fotografia in cui alcuni colori sembrano prevalere – il giallo, ad esempio, che simboleggia il tradimento e la menzogna, quasi un monito per colui che guarda, o il rosso che sembra non mancare mai, e che oltre ad essere il colore dell’amore per eccellenza è anche quello dell’ira.

“Fucking with nobody” è una pellicola diversa dalle altre, particolare, sicuramente coraggiosa. Peccato che punti tutto sull’ilarità, finendo per non farsi prendere mai veramente sul serio.