Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare, nell’elegante e mozzafiato roof del Hotel Marriot di Cannes, all’attività stampa del film “Fortunata” di Sergio Castellitto, scritto da Margaret Mazzantini e con protagonisti Jasmine Trinca e Steano Accorsi, presentato nella sezione Un certain regard del festival.
Insieme ad altri colleghi della carta stampata abbiamo potuto incontrare prima la coppia Castellitto – Mazzantini – insieme da oltre vent’anni nella vita oltre che sul set -, a seguire Jasmine Trinca e il resto del cast.
Da quanto tempo aveva in mente lo script di “Fortunata”, signora Mazzantini? E come avete scelto l’attrice protagonista? Avete sempre avuto in mente Jasmine Trinca?
L’origine di “Fortunata” risale a vent’anni fa, dopo aver scritto “Non ti muovere”. Lo immaginavo come una sorta di continuazione del racconto di una donna semplice e forte, e con Sergio pensammo subito a Penelope Cruz come protagonista. Poi il progetto, come spesso accade, è stato messo da parte, e quando due anni fa abbiamo realizzato “Nessuno si salva sa solo”, scoprendo e innamorandoci di Jasmine Trinca, abbiamo capito d’aver trovato l’attrice giusta e di talento per fare finalmente il film. Cosi ho ripreso in mano il testo e di fatto l’ho riscritto. È stato fatto un lavoro a togliere: si tratta di un testo basilare, con molte scene madre.
È mai stata delusa dalla messa in scena delle sue parole?
Io come mestiere faccio la scrittrice, quello è un lavoro basato sulla solitudine mentre il cinema è un’industria, dove bisogna sempre motivare l’utilità e il costo economico di una scena. Su “Fortunata”, come ho detto, è stato fatto un grosso lavoro di scrematura e taglio prima.
E il rapporto professionale con Castellitto ha mai vissuto momenti di crisi?
Ormai sono anni che lavoro con Sergio e oltre a scrivere le sceneggiature do il mio contributo e la mia visione, rispettando ovviamente i ruoli. Sono stata molto presente nella fase di montaggio del film, per poter dare una precisa e chiara identità. Nella società misogina in cui viviamo, avere questo tipo di ruolo non mi sembra poco. Con Sergio è stato un continuo work in progress, ci sono stati dei contrasti, ovviamente, ma sono stata colpita da come abbiamo lavorato con passione e creatività con ogni attore, per costruire ogni singolo personaggio, dandogli naturalezza e credibilità. Tutti i personaggi sono puliti, onesti.
Come definirebbe “Fortunata” in poche parole?
“Fortunata” è un western, ma con una donna protagonista, una donna pop. Mettere una donna al centro è stata une vera sfida. Ma alla fine è stato bello vedere che Jasmine, attraverso il trucco e gli abiti, incarnava la mia idea di Fortunata. È anche un film che ha molti strati, si parla di psiche, psicanalisi. La psiche è il motore della vita.
Rispetto a vent’anni fa quanto è cambiato lo script di Fortunata e il personaggio?
Fortunata era ed è un gladiatrice. Ho modificato il contesto, ho inserito la presenza multietnica nei quartieri, che vent’anni fa non era così forte.
Ha mai pensato di dare una sua sceneggiatura a un altro regista e non a suo marito?
No, non ci ho mai pensato.
Si è sentita un pò costretta – interviene ironico Castellitto. – Scherzi a parte, film dopo film, e mai come questa volta, considero Fortunata un film firmato anche da Margaret, che è partito dalla forza e solidità della scrittura. Quando ho finto di girare il film ero veramente stanco fisicamente. Sono andato a Londra da mia figlia, ho lasciato il montaggio nelle mani di Margaret, che ha saputo rimodellarlo e dargli una nuova vita.
Ma insomma, signora Mazzantini, ha mai pensato di fare il salto definitivo e diventare anche regista?
No, per carità, mi basta scrivere la sceneggiatura e collaborare con Sergio alla realizzazione.
“Fortunata” è uscito da pochi giorni piazzandosi primo al box office. Nonostante i tanti successi nel corso degli anni, è sempre una bella soddisfazione per un regista?
Assolutamente. Ogni volta è la bella conferma che il pubblico, pensante e sensibile, apprezza il nostro lavoro.
Salutati Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto è il momento di parlare con Jasmine Trinca.
Jasmine, negli ultimi due film (Fortunata, Slam, tutto per una ragazza, ndr) hai interpretato due mamme molto diverse. Tu, come ti definisci come madre?
Difficile definirmi. Sono una mamma imperfetta, nel senso che credo che anche un genitore abbia diritto di sbagliare. Non ho un’idealità di madre.
Il ruolo di Fortunata è stato impegnativo soprattutto sul piano psicologico. Ne porti ancora qualcosa dietro?
Sì certo, ho portato Fortunata al mare. Scherzi a parte, è stato un ruolo difficile, ho dovuto calarmi in un personaggio forte, lontana da me, ma che ho sentito molto vicino. Ho pensato stasera di vestirmi un po’ come lei, indossando scarpe e vestiti che sappiano rispecchiare l’identità e carattere del personaggio.
Una parola per definire l’esperienza di Cannes 70?
Godimento.