Esce oggi, 27 aprile, per Longanesi “Figlie del mare”, romanzo d’esordio di Mary Lynn Bracht che ha conquistato gli editori di tutto il mondo ed in corso di pubblicazione in 14 paesi.
La particolarità del libro è quella di affrontare, per la prima volta in un’opera di narrativa, la vicenda delle cosiddette “Comfort Women”, le donne coreane rapite dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale e rinchiuse nelle case di piacere frequentate dai soldati. Sulla base di indagini successive, si è stimato che negli anni del conflitto mondiale oltre 300.000 donne vennero deportate in questi bordelli e della maggior parte di loro non si seppe più nulla.
Mescolando il racconto di una vicenda personale alla storia, “Figlie del mare” riporta alla luce uno dei più gravi crimini del XX secolo, emerso solamente nel 1991 quando la pescatrice di conchiglie Kim Hak-sun raccontò la sua esperienza di schiava sessuale e avviò un’azione legale contro il governo giapponese.
È proprio questo il destino di Hana, una delle due sorelle protagoniste del romanzo della Bracht. Cresciuta in un paese occupato, costretta a dimenticare le proprie radici e divenuta una cittadina di second’ordine nella sua stessa patria, Hana gode di una certa libertà e conserva fierezza e coraggio. Nel 1943, sedicenne, si offre in sacrificio ai soldati giapponesi in cambio di Emiko, la sua sorellina, e viene condotta in Manciuria e rinchiusa in un bordello.
A quasi settant’anni di distanza, nel 2011, dopo una vita di sensi di colpa e dolore, Emiko decide di non poter lasciare questo mondo senza sapere qual è stata la sorte della sorella e si reca a Seul per mettersi sulle tracce ormai labili di Hana e unirsi alle manifestazioni che si tengono ogni mercoledì davanti all’ambasciata giapponese, chiedendo giustizia per le “Comfort Women”.
La vicenda è stata a lungo causa di attrito tra Corea e Giappone e solo nel 2015 è stata ufficialmente rubricata come crimine di guerra, obbligando il secondo Paese a istituire un fondo per le sopravvissute.
Mary lynn Bracht è una scrittrice americana di origini coreane, e vive a Londra. Tramite la madre, cresce a stretto contatto con una comunità di donne emigrate dalla Corea del Sud. Nel 2002 visita il villaggio dove è nata sua madre e lì sente parlare per la prima volte delle “Comfort Women”. Quel viaggio toccante e le successive ricerche hanno ispirato il suo romanzo.