Un film di Olivier Assayas. Con Kristen Stewart, Lars Eidinger, Anders Danielsen Lie, Nora von Waldstätten, Sigrid Bouaziz. Drammatico, 105′. 2016
Che Festival di Cannes sarebbe senza almeno un film in concorso che divida nettamente la critica? Quest’anno la palma di pietra dello scandalo è toccata a “Personal Shopper” di Olivier Assayas, fischiato da alcuni, osannato da altri (anche successivamente su Twitter).
Personalmente ho apprezzato molto il precedente lavoro del regista francese “Sils Maria”, uscito nel 2014, ed essendo rimasto anche piacevolmente colpito dalla bella prova di Kristen Stewart in quel caso, non sapevo a chi dare credito. Mi sono quindi avvicinato a “Personal Shopper” senza pregiudizi, ma con grande curiosità.
Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. La pellicola non è una “cagata pazzesca” di fantozziana memoria, ma forse non avrebbe neppure meritato di essere inserito tra quelli in concorso a Cannes.
Assayas ha cercato di dare, con scarsi risultati, una sua versione di “The Others” o, se preferite, del “Sesto senso”; peccato che non tutti siano capaci di girare film come questi.
Raccontare una storia ambientata nel mondo della moda offriva spunti interessanti, purtroppo, nello sviluppo, nessuno di questi è stato approfondito a dovere, restando solo accenni senza spessore.
Lo spettatore segue le vicende di Maureen (Stewart), una giovane personal shopper ossessionata dalla prematura scomparsa del fratello Luis, stroncato da un infarto, e determinata a entrare in contatto con il suo spirito.
Il film inizia con la ragazza all’interno di una casa che non sfigurerebbe in un qualsiasi horror. La protagonista è sola, ma in realtà qualcuno la sta osservando… La presenza inquietante si rivela essere uno stalker, che inizia con Maureen uno scambio di criptici e misteriosi messaggi telefonici. Chi si nasconde dietro i messaggi? Si tratta davvero dello spirito del fratello scomparso o è solo qualcuno che vuole divertirsi in modo perverso?
“Personal Shopper” ruota tutto intorno a questa domanda, ma non riesce mai a creare i giusti pathos e ritmo narrativo per coinvolgere lo spettatore. La pellicola ha un andamento compassato e monocorde, e nonostante lo stile registico sia di buon livello si sente l’assenza di una vera identità, di un fil rouge più forte.
Kristen Stewart ce la mette tutta, per reggere da sola l’intera storia, ma mai come in questo caso emergono i suoi limiti artistici e di personalità. È stata una sfida più grande di lei.
Il finale spiazza, è vero, eppure non riesce comunque a regalare allo spettatore un vero e sentito brivido di stupore.
Il biglietto da acquistare per “Personal Shopper” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio (con riserva); 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.