Un film di Beppe Tufarulo. Con Tiziano Ferro, Victor Allen, Fabrizio Giannini, Bianca Balti, Amadeus, Giuliana Ferro. Documentario, 77′. Italia 2020
Dopo aver debuttato ventunenne con “Rosso relativo” e aver cavalcato il trionfo dei successivi tre lustri nel pop mondiale, Tiziano Ferro si prende una pausa di circa tre anni dalle scene. Un periodo in cui affronta la propria dipendenza dall’alcol aderendo al programma degli Alcolisti anonimi e diventandone orgoglioso sponsor. Ma soprattutto in cui incontra Victor Allen, imprenditore statunitense col quale nel 2019 celebrerà una doppia unione, a Los Angeles e a Sabaudia. Due eventi decisivi che il cantante decide di raccontare ai fan in un autoritratto che è anche un po’ film di matrimonio.
Io con la musica di Tiziano Ferro ci sono cresciuta. Avevo 14 anni quando misi da parte i soldi per comprarmi la musicassetta di “Rosso relativo”, che quell’estate del 2001 consumai nel mio walkman per il tanto sentire. E fu solo l’inizio.
Oggi ho tutti i suoi album, ho letto il suo libro, sono andata ai suoi concerti, lo annovero tra gli artisti migliori di sempre e quella sua sensibilità rara ha un posto speciale nel mio cuore. Quindi non me ne vogliate se la recensione che farò del documentario “Ferro”, disponibile dal 6 novembre su Prime Video, potrebbe risultare poco super partes.
Partendo dal suo gruppo degli Alcolisti anonimi, la storia di Tiziano Ferro, raccontata da una voce fuori campo che si alterna a quella del cantante, affinché il racconto sia totalmente accessibile anche ai non vedenti, fa un passo indietro e ci riporta agli inizi della sua carriera, anzi ben prima che la sua questa iniziasse.
Il cantante di Latina ricorda i difficili inizi, la non-lotta al bullismo di cui è stato vittima da ragazzino e il suo innato dono: una voce incredibile capace di superare ogni pregiudizio.
Il successo però è anche solitudine per chi, come Ferro, ha una spiccata sensibilità. L’isolamento in cui è vissuto per molto tempo ha dato il là a una voragine di insicurezze che lo hanno precipitato nella spirale dell’alcolismo. Ne è uscito solo dopo anni, quando ha deciso di fare coming out, pur consapevole di mettere a rischio la sua carriera, per vivere la sua omosessualità ed essere finalmente se stesso.
La gratitudine verso i fan, la devozione per la sua famiglia, l’amore incondizionato per Victor Allen: “Ferro” racchiude l’essenza di un’artista profondo e altruista. Dopo la biografia “Trent’anni e una chiacchierata con papà”, uscita nel 2010, il documentario diretto da Beppe Tufarolo è il documento più intimo che l’artista abbia mai concesso, uno strumento di rivalsa attraverso il quale ci mostra davvero cosa significa diventare grandi.