«Esisterebbe la luce senza il sole? O il calore senza il fuoco? Il Suono Sacro ha creato il Mondo e noi facciamo parte del Suo canto.»
Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell’Ordine sapienziale dell’Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell’Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell’Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro. Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini.
Scrivere un fantasy che sia non solo coinvolgente per chi legge, ma anche originale non è impresa facile. Come per le distopie, il fantasy è uno dei generi più di moda degli ultimi anni, quindi leggere qualcosa che sorprenda in positivo e non dia l’impressione di già visto e già detto è complicato.
Vorrei partire da questa affermazione, per parlarvi del primo capitolo della trilogia di Daniela Lojarro “Fahryon – Il suono sacro di Arjiam“. Per distinguersi dalla massa si può puntare su uno stile particolare, su un personaggio che resti impresso, su un’idea. La Lojarro sceglie di percorrere quest’ultima via, costruendo quello che è a tutti gli effetti un “fantasy musicale“, sottogenere tutto da esplorare. La professione di cantante lirica dell’autrice avrà giocato un ruolo importante, nella sua decisione di dare vita a un sistema complesso e articolato che unisce magia, spunti filosofici, mitologia, un sistema dove la musica gioca un ruolo chiave.
L’eterna lotta tra il bene e il male, nel regno di Arijam, si gioca tra Armonia e Malia, che in origine erano un’unica cosa. Come in ogni fantasy che si rispetti, i due poli opposti sono rappresentati da tutta una serie di personaggi, che si incontrano e si scontrano per cercare di far prevalere la propria fazione.
Quello che ho apprezzato di questo libro, però, è il lato spirituale della cosa: qui non si tratta solo di lotta fisica, è la concezione filosofica che sta alla base delle due posizioni contrapposte a contare. Così se l’Armonia è suono e luce sublimati insieme, la Malia è oscurità e silenzio, e il conosci te stesso di classica derivazione si concretizza in un’armonia fra cuore, mente e animo, che sola permette di arrivare ad ascoltare il Suono Sacro.
Il lavoro interiore che ogni essere umano è chiamato a fare, è esemplificato bene dalla protagonista Fahryon, una giovane neofita dell’Ordine dell’Uroburo, che si trova coinvolta in questo scontro tra forze contrapposte. Quando facciamo la sua conoscenza, Fahryon è mossa principalmente dalle sue passioni, dal cuore, ma durante il libro la vediamo crescere ed evolversi, arrivando ad ascoltare di più la mente e la razionalità. L’equilibrio tra elementi diversi di cui parla la Lojarro riprende un tema caro alla letteratura, dalle origini a oggi. È la mediazione tra mercuriale e saturnale: ognuno di noi ha predominanza di un elemento – sia questo la passione o la razionalità – ma solo mediando quello che abbiamo con ciò che ci manca possiamo arrivare alla vera conoscenza, e all’armonia.
Lo stile di Daniela Lojarro è molto descrittivo, sia quando si tratta di paesaggi e ambientazioni che di sviluppo dei personaggi, per questo la lettura è un po’ lenta, soprattutto nella prima parte. Se il lettore non si perde tra le pagine ma riesce ad arrivare alla fine del libro con entusiasmo è per la costruzione stessa del romanzo: a parti più descrittive e lente se ne alternano infatti altre dove l’azione e i colpi di scena dominano.
Le ampie descrizioni – di ambienti, città, tradizioni, usi e costumi -, in perfetto stile fantasy, servono comunque a entrare nella giusta atmosfera. È facile farsi catturare dall’universo di Arijam, vederselo quasi davanti in tutti i suoi colori e le sue sfumature.
Un dettaglio di questo romanzo che mi ha molto colpita in positivo è la figura del cattivo. Se i buoni risultano talvolta un pochino indigesti nel loro essere virtuosi, trovo che con Mazdraan l’autrice abbi dato il meglio di sé. La sua caratterizzazione è attenta e precisa; dell’uomo ci arrivano la determinazione distruttiva, la sete di potere, la malvagità senza limiti. E che dire del suo senso dell’umorismo, talvolta un pochino sadico, ma sempre sottile e pungente? I suoi scopi non sono nobili, i suoi piani devono essere avversati, e ci auguriamo comunque che alla fine venga sconfitto. Ma ciò nonostante Mazdraan è un personaggio che si fa apprezzare.
Un fantasy ben riuscito, ricco di spunti di riflessione e capace di avvincere chi legge. Una volta arrivati alla fine del libro non si può che essere curiosi di sapere come andranno le cose nella seconda parte della storia – “Il risveglio di Fahryon” – e questo è un segno evidente di come l’opera di Daniela Lajorra sia un esordio riuscito.