Un film di Alexander Payne. Con Matt Damon, Jason Sudeikis, Christoph Waltz, Hong Chau, Kristen Wiig, Alec Baldwin, Neil Patrick Harris. Commedia, 140’. USA, 2017
Nella Norvegia a tutta sostenibilità, uno scienziato trova la soluzione per risolvere il problema della sovrappopolazione: rimpicciolire gli esseri umani. Ma diversamente dalla prima colonia, trentasei persone che hanno deciso di ridimensionarsi per il bene del mondo, chi sceglie poi di sottoporsi al trattamento sogna soltanto in grande dentro spazi più piccoli. Paul Safranek, uomo ordinario dal destino ordinario, decide di entrare con la moglie in una delle small town che sorgono rapidamente negli States. Convertiti i debiti in ricchezza e il suo metro e ottanta in dodici centimetri, Paul si getta a capofitto nel suo piccolo grande destino.
Le dimensioni contano… anche per salvare il mondo dal disastro ambientale ed ecologico! Non cominciate a sorridere maliziosi, cari lettori, ma sono i centimetri a dominare la scena in “Downsizing” di Alexander Payne, film d’apertura di Venezia74.
Il mondo sta morendo, lo gridano rabbiosi gli ambientalisti, lo sostengono inascoltati gli scienziati Le scellerate politiche dei governi, il sovraffollamento, la diminuzione delle risorse potrebbero rivelarsi legatali per l’umanità. Ma ci sono speranze per fermare questo suicidio collettivo? Tanti i progetti e i buoni propositi, pochissime le azioni concrete.
Alexander Payne insieme all’altro sceneggiatore Jim Taylor hanno deciso, con ironia e creatività, di affrontare questa delicata questione scrivendo una favola moderna che mescola fantasia e amara realtà.
In un futuro non molto lontano uno scienziato norvegese, dopo lunghi studi, ha scoperto la formula per rimpicciolire gli esseri viventi. Una scoperta che potrebbe salvare la Terra dal disastro, se l’umanità – posta di fronte al bivio se rimanere un gigante nel mondo morente oppure diventare un nano, ma in un mondo florido – decidesse di sottoporsi al trattamento in tempi rapidi.
Per convincere la comunità scientifica della bontà ed efficacia della propria invenzione lo scienziato si presenta davanti ai colleghi rimpicciolito, insieme a un gruppo di uomini e donne felici di essere le prime cavie umane.
Tra questi c’è Paul Safranek (Damon), che nella vita ha sempre anteposto il dovere ai propri sogni. Stanco di un quotidiano fatto di ristrettezze economiche e rimpianti professionali, l’uomo decide insieme alla moglie Audrey (Wiig) di sottoporsi al trattamento di riduzione.
All’ultimo momento, però, Audrey cambia idea e abbandona il “piccolo” Paul, che anche nella nuova comunità finisce per sentirsi quasi come un corpo estraneo.
Quando, dopo un anno circa, Paul accetta l’invito del vicino Dusan (Waltz), la sua esistenza subisce una svolta. Scoprirà infatti che anche nel mondo dorato dei piccoli esistono ingiustizie sociali e povertà da combattere.
“Downsizing” lascia allo spettatore l’amara sensazione che gli sceneggiatori, nel tentativo di dire troppo, abbiano finito per scrivere una storia prolissa, caotica, incisiva solo in parte.
Payne gioca con i generi, iniziando con un prologo di stampo fantasy per poi continuare con gli elementi di una sorta di commedia classica americana e concludere con un finale romantico con sfumature da figli dei fiori davvero fuori luogo oltre che fuori tempo.
Il film diverte per i primi 40’, per poi perdere lentamente mordente e forza a livello di pathos e ritmo, nonostante la regia sia nel complesso fluida, creativa e calda e il cast talentuoso e di esperienza. Tra tutti spiccano il due volte Premio Oscar Christoph Waltz e la piacevole sorpresa Hong Chau.
Il finale, sebbene eccessivamente progressista per non dire utopistico, invita lo spettatore a non smettere di credere e soprattutto lottare per il bene comune e non lasciarsi andare alla paura e all’egoismo.
Il biglietto da acquistare per “Downsizing” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.