Un film di Gus Van Sant. Con Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonah Hill, Jack Black, Beth Ditto, Olivia Hamilton. Biografico, 113‘. USA, 2018
John Callahan ha una grande bramosia di vivere, un talent per le battute colorite e un grosso problema di alcolismo. Una notte rimane coinvolto in un incidente d’auto con il suo compagno di bevute, incidente che lo costringe su una sedia a rotelle e gli consente di scrivere solo unendo entrambe le mani. L’ultima cosa a cui pensa è smettere di bere ma quando, seppur recalcitrante, entra in un gruppo di recupero per alcolisti, scopre di avere un dono nel disegnare vignette capaci di provocare sia risate sia reazioni sdegnate.
Adattamento cinematografico della biografia del fumettista americano John Callahan (1951-2010), “Don’t worry” di Gus Van Sant si sofferma sul raccontare come sia sempre possibile ritrovare la voglia di vivere, anche quando ci sembra di aver perso tutto – persino l’uso del nostro stesso corpo.
John (Phoenix) diventa paraplegico in seguito a un incidente stradale, e la sua vita cambia radicalmente, e quel che è sorprendente è che cambia in meglio, anche se molto lentamente.
Alcolizzato, solitario, incapace di perdonare se stesso e soprattutto la madre che lo abbandonò alla nascita, John riesce ad accettare e a superare i suoi drammi dopo anni di sofferenza grazie all’affetto di Annu (Mara) e al preziosissimo aiuto di Donnie (Hill).
Il giovane gestisce infatti un piccolo gruppo di recupero per alcolisti, e proprio frequentandolo John arriverà a sviluppare un particolare umorismo nero, politically incorrect, che parte dall’autoironia sulla sua condizione di paraplegico.
Come spiegato dal regista Gus Van Sant in conferenza stampa, il film si concentra solo su una parte del libro biografico di Callahan, quella che riguarda la sua riabilitazione.
Alcuni dettagli, come la corse pazze in carrozzella – anche 30 km/h sul marciapiede – non vengono comunque tralasciati, creando dei piccoli momenti comici. In fondo, non potendo più correre con le gambe, quello era il suo modo di essere un po’ spericolato.
Joaquin Phoenix regala un’interpretazione toccante e divertente, profonda e naturale.
L’autoironia, presente sin dal titolo, è il tema centrale del film: se riusciamo ad accettarci per quello che siamo, per il nostro passato, per i nostri errori, per tutto quello che non possiamo cambiare, allora potremmo scherzare genuinamente sulla nostra condizione, qualunque essa sia. E solo allora saremmo veramente liberi.