“Domingo”: il nuovo Brasile di Lula in una pellicola soporifera

Clara Linhart e Fellipe Barbosa dirigono un film con del potenziale ma sviluppato in modo insensato

Un film di Clara Linhart, Fellipe Barbosa. Con Ítala Nandi, Camila Morgado, Martha Nowill, Michael Wahrmann, Ismael Caneppele. Drammatico, 95′. Brasile, Francia 2018

1° gennaio 2003. Mentre il Brasile celebra l’investitura storica del presidente Lula, due famiglie della classe media del Rio Grande do Sul si riuniscono in una vecchia casa mal tenuta, intorno a un barbecue, tra segreti e frustrazioni. La domenica potrebbe essere una giornata come tante altre, dolce e pacifica. Ma i cambiamenti che il nuovo presidente ha promesso al popolo brasiliano, preoccupano profondamente Laura, la matriarca, che teme di vedere scomparire poco alla volta autorità e ricchezza.

 

Stilando un calendario di massima dei tuoi impegni festivalieri, caro futuro inviato, ti potrà capitare di vedere sul calendario una giornata quasi libera che deciderai comunque di passare in sala. Attento, perché questa lodevole dedizione potrebbe rivelarsi una sciagura.

Per sciagura si intende la visione di una pellicola piatta, scialba, non necessariamente orribile anzi magari complessivamente dignitosa ma che, a tuo modesto parere, non avrebbe dovuto avere diritto di cittadinanza a un festival internazionale.

È il caso del film brasiliano “Domingo” di Clara Linhart e Fellipe Barbosa, presentato nelle Giornate degli autori alla Mostra del cinema di Venezia 2018.

La sinossi inganna, facendo presagire una commedia politica e sociale ambientata in Brasile a partire dal 1 gennaio 2003, giorno dell’insediamento del Presidente-operaio Lula. Era un momento storico unico per il Paese sudamericano e gli occhi del mondo erano puntati sull’attesa cerimonia.

Gli sceneggiatori decidono di raccontare questo momento di transizione politica e culturale attraverso il resoconto del Capodanno trascorso da una famiglia benestante nella casa di campagna.

Purtroppo, fin dalle prime scene, si intuisce che le potenzialità iniziali sono state svuotate di qualsiasi interesse, pathos e coinvolgimento. “Domingo” è una pellicola povera, brutta e dimenticabile anche a livello recitativo e d’intreccio, una noiosa agonia dove non succede niente di risolutivo e i personaggi non spiccano.

Quasi due ore di inutilità artistica che un inviato già a corto di sonno rimpiange di non aver speso per un rigenerante riposino, quello sì, di vero cambiamento per la sua salute fisica.

 

Il biglietto da acquistare per “Domingo” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.