È uscito in libreria il 13 dicembre edito da Neri Pozza “Dear Mussolini“, il romanzo di William J. Cornwall che racconta la seconda guerra mondiale da una prospettiva insolita, quella di una “spia” britannica, impegnata in una serie di missioni oltre il fronte nemico a partire dal 1940.
Ha venticinque anni, è l’erede di miniere di carbone in Galles, la madre londinese è una regina di cuori nell’alta società, il padre fiorentino è in continua fuga da tribunali e amanti imbrogliate. Laureato a Cambridge in letteratura medievale, si chiama George Glenville per l’impero britannico e Giorgio Del Bello per il Regno d’Italia.
A fine maggio del 1940 a lui si rivolge Winston Churchill, appena nominato alla guida del governo di sua maestà, per recapitare una lettera segretissima a Mussolini. Il primo ministro propone al duce un patto di mutua assistenza pur restando fieri nemici. George effettua la consegna al termine di una rocambolesca partita a tennis sul campo di villa Torlonia, la residenza romana della famiglia Mussolini.
Incomincia così una spy story, che abbraccia la Seconda guerra mondiale fino al 1945. George diventa l’agente di fiducia di Churchill per le operazioni in Italia: lo portano a incrociare gli intrighi dei Savoia e il declino del fascismo, le prime intese sotterranee da Londra a Roma e i preparativi per lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio ’43. A Roma, s’invaghisce della contessa Paola Torresani.
Nei mesi finali del conflitto George gioca, per conto di Churchill, una partita tanto delicata quanto disperata. I suoi faccia a faccia con Mussolini non sortiscono risultati; la furia nazifascista gli infligge perdite dolorose. L’estremo inseguimento del prezioso documento lo conduce a incrociare Mussolini nella prefettura di Milano il 25 aprile e ad assistere alla sua esecuzione il 28 a Mezzegra. Una fine che lascia un’inquietante domanda: in quali mani sarà finita la lettera di Churchill?
“Dear Mussolini” è un buon romanzo storico, ma una spy story dal ritmo piuttosto lento e compassato. L’autore si sofferma a più riprese su certi dettagli, come ad esempio l’abbigliamento dei personaggi e il cibo che mangiano: buono per far sì che il pubblico respiri l’aria del periodo descritto, meno per l’agilità della lettura. Di sicuro le descrizioni sono precise e dettagliate, la ricostruzione storica attenta.
Se il protagonista George risulta sempre un po’ distante (la sua storia è una sequenza di missioni sotto falso nome, ritorni in patria, pranzi dalla madre, avventure sentimentali di poco conto e ancora e ancora), alcuni comprimari sono quelli che generano le maggiori emozioni. Ci si interroga sulla sorta di Paola e del fratello Michele, su quella del professor Torrisi e dei suoi irregolari, quando il focus del racconto li accantona.
Quanto meno, le domande su di loro hanno alla fine una risposta. Altri personaggi, come ad esempio le sorelle ebree che George frequenta per un certo periodo a Londra, invece, scompaiono dalla storia e non ne sappiamo più niente.
Nonostante la storia ufficiale sia nota, non mancano colpi di scena ed emozioni forti. Mano a mano che si va avanti ci si domanda cosa sarà di George alla fine del conflitto, se sarà capace di reinventarsi e di vivere la pace e la nuova normalità, dopo tutto quello a cui ha preso parte. Il finale, a suo modo sconvolgente, chiude in modo giusto il cerchio e la partita.