Caro lettore (non oso tanto di rivolgermi a un fantomatico interlocutore al plurale!), immagino che stessi iniziando a preoccuparti, non avendo più mie notizie da quel di Cannes.
Come però avrai compreso in questi anni, leggendo i miei resoconti e le mie cartoline, i festival del cinema sono una sorta di buco nero da cui gli inviati vengono letteralmente inghiotti per 12 giorni. Tutto scompare, nulla ha più senso o importanza se non coprire il maggior numero possibile di film del concorso principale.
Ed eccomi quindi a portare avanti la mia mission impossible e a parlarti di altre due pellicole – che confesso di aver visto in condizioni psicofisiche precarie, ovvero con un occhio mezzo aperto, mezzo chiuso causa mancanza di sonno -, “France” di Bruno Dumont e “Casablanca beats” di Nabil Ayouh.