Cartoline da Venezia 2019: “Revenir” e “Giants being lonely”

Due film diversi per trama e stile registica accomunati dal fatto di non lasciare niente in chi guarda

Esiste una precisa categoria di film che potremmo definire degli inutili, in cui rientrano migliaia di titoli, di genere, stile ed epoca diversa, accomunati dal fatto di venire puntualmente dimenticati da chi ha avuto la (s)fortuna di vederli il minuto dopo essere uscito dalla sala.

Non si tratta di film inguardabili o noiosi, del tutto carenti di idee o spunti, ma semplicemente di film piatti, insipidi, privi di mordente. Film di cui non si sentiva il bisogno.

Purtroppo capita sempre più spesso che uno o più di questi titoli vengano selezionati per partecipare ai Festival cinematografici, lasciando critica e pubblico perplessi e stupiti davanti alle scelte di chi di dovere.

Poteva restare immune dal contagio la Mostra del cinema di Venezia 2019? Chiaramente no, come mi hanno dimostrato “Revenir” di Jessica Palud e “Giants being lonely” di Grear Patterson, entrambi inseriti nel programma della sezione Orizzonti. Due film diversi per storia e stile, ma accomunati da un fatto: non lasciare nessuna traccia del loro passaggio nel cuore e nella mente del pubblico.

 

“REVENIR”: OVVERO IL RITORNO – SONNOLENTO – DI UN FIGLIOL PRODIGO

Un film di Jessica Palud. Con Niels Schneider, Adèle Exarchopoulos, Roman Coustère Hachez, Patrick d’Assumçao, Hélène Vincent. Drammatico, 76′. Francia 2019

È la fattoria dove Thomas è nato. È la sua famiglia. Suo fratello, che non tornerà più, sua madre, che è in procinto di fare la stessa cosa, e suo padre, con il quale nulla è mai stato possibile. Ritrova tutto ciò da cui era fuggito dodici anni prima. Ma oggi ci sono Alex, il suo nipotino di sei anni, e Mona, la sua appassionata madre.

 

Thomas (Schneider) ha lasciato la fattoria di famiglia dopo una furiosa lite con il padre, e si è trasferito in Canada dove ha avviato un’attività di successo. Dieci anni dopo torna a casa, per stare vicino alla madre malata.

Uno dei pregi “Revenir” è quello di durare poco più di un’ora, eppure questi 76 minuti sembrano interminabili a chi guarda, data la pochezza della sceneggiatura. L’intreccio è esile, i personaggi appena abbozzati. Manca del tutto uno scopo, una mission narrativa.

Il pubblico rimane – vanamente – in attesa di un colpo scena, di una scossa che possa  scuoterlo dal torpore e dall’inevitabile sonnolenza. Perché quella sì che torna più di una volta a far compagnia a chi guarda…

 

“GIANTS BEING LONELY”: UN ESERCIZIO DI STILE CON POCO DA DIRE

Un film di Grear Patterson. Con Jack Irving, Lily Gavin, Amalia Culp, Gabe Fazio, Ben Irving. Drammatico, 81′. USA 2019

A Hillsborough, piccolo centro della campagna della Carolina del Nord, Adam, Bobby e Caroline trascorrono il loro ultimo anno di scuola tra alti e bassi, sesso, solitudine, omicidi e baseball. Questo è il racconto di un sopravvissuto.

 

Se “Revenir” invita al sonno, “Giants being lonely” alla lunga irrita. Il regista Grear Patterson cerca di emulare il cinema di Gus Van Sant, la sua visione nichilista ed esasperata sulle nuove generazioni, ma il risultato è un film esasperante, lento, ripetitivo.

Tutto ruota intorno alla squadra di baseball dei Giants, unico motivo di vanto della cittadina di Hillsborough in North Carolina, e alla mostruosa quando tediosa quotidianità di un gruppo di liceali e delle loro famiglie.

Amori, tradimenti, violenza familiare potenzialmente dovrebbero creare una miscela narrativa potente e avvolgente, ma nella messa in scena voluta da Patterson si tramutano in un lento scorrere d’immagini e sentimenti volti solo a esaltare un freddo esercizio di stile.