Le aspettavo con ansia mista a timore, e pure dal basso della mia breve esperienza festivaliera ero certo che sarebbero arrivate, prima o poi. Parlo delle pellicole in concorso magari belle, ben recitate e interessanti ma davvero difficili da recensire.
Il Festival di Cannes mi ha illuso di averla scampata, ma alla fine la mattinata da incubo è arrivata. Nel giro di poche ore mi sono dovuto sorbire in sequenza prima “Un couteau dans le coeur” di Yann Gonzalez con protagonista la sempre bella Vanessa Paradis, e dopo “Ayka” del russo Sergey Dvortsevoy.
Due pellicole agli antipodi per ambientazione, tema, genere, recitazione e stile registico, ideali per un festival ma che al cinema potrebbero rivelarsi delle autentiche sciagure sia per l’esercente che decide di proiettarle che per lo spettatore pagante.
UN COUTEAU DANS LE COEUR
Un film di Yann Gonzalez. Con Vanessa Paradis, Kate Moran, Nicolas Maury, Pierre Emö, Salim Torki, Pierre Pirol. Thriller, 110’. Francia 2018
Parigi, estate 1979. Anne è una produttrice di film porno di serie b che affonda il suo male di vivere nell’alcol e nella violenza. Quando Loïs, la sua montatrice e compagna, la lascia, lei cerca disperatamente di riconquistarla girando il suo film più ambizioso con il complice di sempre, lo stravagante Archibald. Ma quando uno dei loro attori viene trovato morto, dopo essere stato selvaggiamente ucciso, la produttrice si mette alla ricerca dell’ignoto killer. L’uomo dalla maschera in pelle nera, apparentemente un omofobo isterico, non sembra, però, accontentarsi di un solo omicidio. Anne si ritrova, così, coinvolta in una strana inchiesta che sconvolgerà la sua vita.
Se siete appassionati ed estimatori del cinema porno anni ‘70 a sfondo LGBT e del cinema di Dario Argento, maestro dell’horror, allora avrete la giusta predisposizione per gustarvi questo film.
Potrete ammirarvi Vanessa Paradis nelle vesti di una regista e produttrice francese di film gay nella Parigi del ‘79. La sua vita sentimentale e professionale saranno tragicamente e grottescamente influenzate e condizionate da una serie di sanguinari delitti compiuti da un misterioso uomo incappucciato – potremmo definirlo un Fantasma dell’opera 2.0, versione gay.
“Un couteau dans le coeur” è un film bizzarro, provocatorio, scioccante quanto toccante, a suo modo romantico. Nella pellicola si alternano con disinvoltura – forse anche eccessiva – scene di sesso, morte e tenerezza. Chi ha come punto di riferimento Adinolfi e il suo partito della famiglia è caldamente invitato a non avvicinarsi alla sala.
AYKA
Un film di di Sergei Dvortsevoy. Con Samal Yeslyamova. Drammatico, 100’. Russia, Germania, Polonia 2018
Una giovane ragazza kirghisa di nome Ayka vive e lavora illegalmente a Mosca. Dopo aver dato alla luce suo figlio lo lascia in ospedale. Deve poter tornare al lavoro subito per guadagnare quanto le serve per restituire un debito contratto con dei malviventi. Dopo essere stata truffata da chi le ha affidato la spennatura di polli, la sua odissea alla ricerca di un impiego non ha soste mentre un’emorragia non si ferma.
Chi invece considera inumana e populista la posizione della Lega e del ministro Salvini su immigrazione e accoglienza è invece benvenuto alla proiezione di “Ayka”.
Un’ora e quaranta di sofferenza fisica ed emotiva che richiede grande pazienza nello spettatore chiamato a seguire l’Odissea senza fine della protagonista, immigrata in una Mosca insofferente davanti a chi viene dalle ex repubbliche sovietiche in cerca di lavoro.
Devo avvisarvi: difficilmente troverete online recensioni più estese di questa. Il fuggi fuggi dei giornalisti dalla sala ha reso evidente quanto il dramma di Ayaka abbia colpito la stampa internazionale. Chi è rimasto dormiva.