Se seguite i miei pezzi da tempo, saprete bene quanti e quali “piacevoli sacrifici” un inviato festivaliero è disposto a fare pur di vedere un film.
L’inviato può privarsi di cibo e sonno, sopportare il mal di schiena e i piedi gonfi, pur di piazzare un’esclusiva. D’altra parte si sa: niente è troppo oneroso, pur di soddisfare la lista dei desideri del proprio direttore!
Visto da fuori, nei servizi del Tg per esempio, il Festival di Cannes è glamour e affascinante. Ma per chi lo vive dall’interno mostra il suo vero volto… quello della giungla! L’inviato pianifica, lotta contro il tempo e contro il sistema di prenotazioni, scrive le recensioni dal cellulare.
Tutto normale, nella follia di un Festival, finché non accade l’imponderabile: il corpo cede di schianto. Stamani è capitato al sottoscritto. Dopo la sveglia alle 7 pre prenotare i film ho chiuso un attimo gli occhi… e gli ho riaperti che erano le 11.00.
“Il sonno perduto” è un film che non si può recensire. Eppure è pura estasi. Sei diverso, riposato, le occhiaie non solcano più il tuo viso. E adesso sei pronto a riprendere con rinnovato slancio la tua routine, finché un muro di schermi non ti fa precipitare nel baratro…
Perché durante il riposino ristoratore ho visto bene di bucare l’ultimo film di “Indiana Jones”. E mentre vedo sfilare Harrison Ford, gentile, sorridente e fresco come una rosa nonostante i quasi 81 anni penso che per qualcuno il tempo sembra essersi fermato sul serio. Non per me, quando dovrò raccontare le mie (dis)avventure alla Direttora.