Mentre mi accingo a scrivere per l’ottava volta la cartolina zero dal Festival di Cannes, mi rendo conto di come il mondo intorno a me sia cambiato nel corso del tempo.
Preciso meglio il mio pensiero esistenzialista: osservo come il classista e snobista mondo di Cannes abbia reagito – e si sia adattato? – negli anni, alla mia invasione.
Dopo 8 anni il mio giro vita si è drammaticamente allargato. Ed ecco che il comune di Cannes ha concesso un numero maggiore di licenze ai ristoranti italiani, e in modo particolare ai pizzaioli napoletani.
Dopo aver portato per anni il pesante fardello di “diversamente ignorante”, che ama la tv e ignora versanti più alti della cultura, la mia schiena ha ceduto. Ma il Festival ha riconosciuto la validità della tv nella formazione della coscienza critica degli individui, aprendo le sue porte glamour alla serialità.
Anche la mia anca e gamba destra hanno alzato bandiera bianca, dopo avermi sostenuto nelle file in piedi per anni con ogni condizione climatica. Ed ecco che la prenotazione online, dopo essere stata una necessità dettata dalla pandemia, è diventata una costante. E adesso l’inviato deve “solo” sperare che il sistema non crashi, ma almeno può farlo da seduto.
Se c’è qualcosa che non cambia, anno dopo anno, è il buon Thierry Frémaux , auto-referenziale come pochi, nella consueta conferenza stampa della vigilia. Dopo essere stato paladino dell’inclusività e del #MeToo, e nemico giurato di Netflix, nel 2023 ha voluto dispensare consigli – non richiesti – su come sostenere il cinema italiano.
Quanto meno, ha deciso di dare una mano anche al vostro storico inviato, ovvero me. Dopo la breve e significativa esperienza con la collega Valeria Lotti nel biennio 2017-2018, Parole a Colori torna ad avere un secondo accredito. Una donna, e che donna. Vania Amitrano ha accettato l’ingrato compito di accompagnarmi nell’avventura festivaliera – mandando, quanto meno, pezzi già pronti da pubblicare alla direttora. Che sicuramente gradirà l’upgrade.
I colori della lotta e della resistenza, nel 2023, sono immancabilmente il giallo e l’azzurro, e anche noi li mostriamo con orgoglio – come potete vedere nella foto.
D’altra parte un saggio collega, habitué di festival, me lo aveva detto in tempi non sospetti: “Pensa, muoviti, comportati da giallo. Non serve fare altro, se vuoi sopravvivere in questa bolgia”. E questo faccio ancora oggi, dopo otto anni. Perché tra tanti cambiamenti il colore del mio badge è sempre una garanzia. Non siete d’accordo?!