“Buona vita a tutti”: J.K. Rowling e l’importanza di fallire

Salani ha pubblicato il discorso della scrittrice ai neolaureati di Harvard del 2008, tra ricordi e consigli

di Chiara Bonelli

 

È arrivato in libreria il 20 novembre, edito da Salani, “Buona vita a tutti” di J. K. Rowling. Non aspettatevi maghi o detective, perché questa volta la mamma di Harry Potter si è cimentata con il discorso motivazionale. Ma non è detto che il risultato non sia altrettanto fantastico e magico.

Il libro ripropone infatti lo speech tenuto dall’autrice nel 2008 ai neolaureati di Harvard e incita a rivalutare i concetti di successo e fallimento per come li conosciamo. Sì perché anche nelle porte che vengono sbattute in faccia, nei “no” ricevuti a ripetizione, nei passi falsi può esserci qualcosa di positivo, qualcosa da imparare.

Apparentemente un controsenso, ma non secondo la Rowling, che sa per esperienza personale di cosa parla. Prima di diventare famosa per la serie di “Harry Potter”, infatti, l’autrice inglese ha dovuto lottare e non poco. Contro editori dubbiosi, agenti incostanti, e prima di tutto contro se stessa.

È accettando di aver toccato il fondo, che si possono porre le basi per un futuro radioso: dice questo, la Rowling, agli studenti di Harvard e un po’ a tutti noi. Un discorso brioso, quasi leggero, il suo, ma ricco di consigli, dati da chi la montagna l’ha scalata e si ricorda la fatica dell’arrampicata.

Il fallimento, un po’ come la morte, è una delle certezze della vita – difficile che non capiti mai di imbattercisi. Ma è la percezione che ne abbiamo noi, nel nostro intimo, a renderlo ostacolo insormontabile oppure pista di lancio. Perché fallire rende anche liberi, aiuta a conoscersi meglio, a scoprire che siamo più forti di quanto mai avremmo immaginato.

In un mondo che sembra accettare solo le scelte giuste, i percorsi dritti e lineari, la Rowling ci ricorda che sbagliare non solo è umano, ma è nostro diritto. Sbagliare è cosa da sognatori che non si arrendono. Sbagliare è bello.