Una serie ideata da Darren Star. Con Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon, Kristin Davis, Mario Cantone, David Eigenberg, Willie Garson. Commedia romantica. USA. 2021-in produzione
Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni, diceva Oscar Wilde. Per le serie televisive una delle tentazioni irresistibili è sicuramente la reunion o tuffo nel passato. D’altra parte c’è poco da fare: chi non vorrebbe, a distanza di anni, provare ancora una volta il piacere di interpretare un ruolo che ha regalato grandi soddisfazioni e successi?
La pandemia, paradossalmente, ha accentuato questa moda televisiva, col pubblico sempre più bisognoso di normalità e di ricordare la bellezza del mondo prima del Covid. E così nel 2021 abbiamo visto tornare “Friends”, “Dexter”, “CSI”. E adesso le – ex- ragazze di “Sex & the City” in “And just like that”, disponibile su Sky Serie e NOW dal 9 dicembre.
L’attesa intorno al sequel della fortunatissima serie – vista anche la mancata presenza di Kim Cattrall alias Samantha Jones – era altissima. “Sex & the City” è stato una pietra miliare della serialità che ha sdoganato il sesso con ironia. Uno spaccato della società di fine anni ‘90/inizio 2000 e quattro protagoniste divenute iconiche – come le rispettive attrici.
Alla luce di tutto questo, era necessario realizzare un sequel? Avevamo davvero bisogno di vedere Carrie, Charlotte e Miranda ormai cinquantenni, alle prese con figli, mariti e nuovi lavori? Ambientare la serie nella New York City post-Covid sarebbe stato credibile?
Dopo aver visto i primi due episodi di “And just like that” la mia risposta è un sincero quanto laconico: nì. La serie cerca di unire Amarcord e modernità, sforzandosi di trovare un nuovo linguaggio per raccontare le donne nella società del 2021. Il tentativo è volenteroso, la resa molto meno.
Quello che in “Sex & the City” risultava divertente e d’impatto qui è diventato fiacco, ridondante, alquanto prevedibile. Le stesse Carrie, Miranda e Charlotte, da ragazze elegantemente rivoluzionarie, sono diventate delle belle donne, protagoniste di una stagione irripetibile.
In questi primi due episodi se da una parte il fan è felice di rivedere le “ragazze” di nuovo insieme, dall’altra avverte chiaramente la difficolta degli sceneggiatori di riproporre lo schema narrativo vincente del passato in un contesto culturale completamente differente.
A giustificare il ritorno della serie ci pensa un evento luttuoso sul finire del primo episodio. E allora “And just like that” si configura ancora di più come una serie dove la spensieratezza del passato si stempera in favore di un mood più malinconico, riflessivo, amaro.
L’idea di fondo del progetto è chiara: il tempo passa per tutti. Carrie, Miranda e Charlotte sono rimaste amiche, ma le cose sono cambiate. Samantha, come sappiamo, non c’è, eppure il personaggio incombe in ogni scena, e questo non fa che rendere evidenti le criticità strutturali del progetto, che vorrebbe parlare del presente ma non riesce a scrollarsi di dosso il passato. Speriamo che nei prossimi episodi ci riesca davvero.