Un film di Alan Taylor. Con Arnold Schwarzenegger, Emilia Clarke, Jason Clark, Matt Smith, Jai Courtney, J.K. Simmons, Lee Byung-hun. Azione, 119′. 2015
Ce lo hanno insegnato i grandi della scienza: il tempo, oltre che galantuomo, è relativo, basta davvero poco per cambiare la vita di una persona per sempre. Passato, presente e futuro sembrano legati in un precario e complesso equilibrio, basta una piccola alterazione per modificare tutto.
Poter spostare avanti e indietro le lancette dell’orologio sarebbe bello e magari un giorno l’uomo riuscirà davvero a farlo, ma per adesso possiamo solo immaginare viaggi nel tempo con la fantasia, nella letteratura e soprattutto nel cinema.
Il futuro non è ancora scritto e spesso è il passato a influenzarlo. Recita così il mantra della saga di Terminator. Pur non essendo un grande fan di questo genere di film ho comunque subito il fascino della storia nel corso degli anni. La mia generazione è cresciuta con questo personaggio, identificandosi nello sguardo da duro e nell’espressione d’acciaio di Arnold Schwarzenegger.
Con questo nuovo episodio della saga, però, noi nostalgici non possiamo che sorridere, malinconicamente, di e con il nostro eroe. Sì perché “Terminator Genisys” è una via di mezzo tra un remake e un sequel, con il vecchio e consolidato plot narrativo che si innesta sul nuovo, rendendo il film una sorta di omaggio alla “Ritorno al Futuro”.
Si inizia con la scena in cui l’eroe della Resistenza, John Connor (J. Clark), sta guidando i suoi uomini alla vittoria decisiva su Skynet e sulle macchine. Temendo però un colpo di coda del nemico, l’uomo decide di mandare nel passato il suo più fidato collaboratore, nonché padre, Kyle Reese (Courtney) per salvare sua madre, Sarah Connor (E. Clarke).
Quando però già sembra di assistere a un remake del primo episodio di Terminator ecco il colpo di scena: l’aggressione di Skynet a John Connor. Questo porta a un cambiamento radicale e improvviso delle linee temporali. Kyle Reese si ritrova così in un 1984 diverso da quello che si aspettava di trovare e si imbatte in una Sarah Connor che, ben lungi dall’essere una fragile e sprovveduta cameriera, è una donna-guerriero già in lotta per la sopravvivenze. Insieme al suo “papà”, Terminator (Schwarzenegger). Dopo l’iniziale stupore Reese si unisce ai due per ripristinare il futuro corretto, trovandosi a fronteggiare un nemico imprevedibile, nemesi inaspettata di un futuro stravolto.
La mia sommaria schematizzazione della trama lo avrà forse già reso palese: l’intreccio è confuso e caotico, e manca una vera linea-guida narrativa. Il film finisce spesso per deragliare in situazioni poco credibili e in una messa in scena incerta.
La scelta degli autori di mischiare le carte invertendo i ruoli dei buoni e dei cattivi, nell’intento evidente di spiazzare lo spettatore, convince poco anche a causa degli attori che quanto a intensità interpretativa e carisma lasciano molto a desiderare. Scarseggia il pathos e il ritmo balbetta, a causa di un intreccio di poco respiro, in più punti forzato, limitato nella creatività.
Si salva dal grigiore zio Arnold, che nonostante l’età mostra di essere ancora un bel Terminator e come dice lui stesso “vecchio, ma non obsoleto”. Sono sue le scene più riuscite, intense e nello stesso tempo divertenti – come quella di lotta tra lo Schwarzenegger di oggi e quello degli anni ’80.
La regia è dignitosa, pulita, ma priva di quel tocco geniale e di quella inventiva tali da renderla memorabile o quanto meno degna di nota.
Probabilmente non c’era la necessità di questo nuovo capitolo – né tanto meno si sente il bisogno adesso di ulteriori seguiti che invece, come suggerito dall’ultima scena, inserita nei titoli di coda, molto probabilmente ci saranno. Come ogni saga che si rispetti, però, anche Terminator conserva parte del suo fascino. Perché alla fine, come la nuova Sarah Connor guerriera in un mondo senza speranza, ci sentiamo tutti un po’ figli del cyborg.
Il biglietto d’acquistare per “Terminator Genisys”: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.