Un film di Paul Feig. Con Melissa McCarthy, Jason Statham, Jude Law, Rose Byrne, Morena Baccarin, Allison Janney, Bobby Cannavale. Commedia, 120′. 2015
Di James Bond – affascinante, avventuroso, molto british, – ce n’è uno solo. Alla penna di Ian Fleming si deve il merito di aver reso glamour il ruolo della spia e di aver creato un prototipo di agente segreto che, anche a distanza di molti anni, il pubblico si aspetta sempre di ritrovare nei libri e nei film.
Nel nostro immaginario ogni 007 è bello, atletico, dotato di un notevole senso del pericolo. Ma siamo proprio sicuri che si tratti anche di un lupo solitario? Dietro ogni spia efficiente si nasconde una guida, di sesso femminile, che fa da spalla durante le missioni.
E se le donne si dimostrassero migliori degli uomini non solo sul piano organizzativo e gestionale ma anche sul campo?
È questa la domanda che sta alla base della commedia di Paul Feig che se da un lato prende di mira, con ironia, la saga di James Bond e più in generale le spy story, dall’altro prova a raccontare come anche le donne possano essere spericolate e, tutto sommato, brave spie.
Una donna in carne e anonima, Susan Cooper (McCarthy), è in realtà un agente della Cia, supporto informatico e strategico dell’affascinante e vanesia spia Bradley Fine (Law). I due formano la coppia perfetta, dove Susan è la mente e Bradley è il braccio.
Susan, per amore di Bradley, preferisce restare nell’ombra e rinunciare all’operatività, ma quando durante una missione voluta dalla Cia per fermare Rayna Boyanov (Byrne), spietata donna d’affari che ha in animo di vendere un testata nucleare a dei terroristi ceceni, Bradley verrà messo fuori combattimento e i nomi di tutti gli agenti sotto copertura vengono compromessi, Susan deciderà di mettersi in gioco sul campo. Inizia così la missione della donna in giro per l’Europa, tra sparatorie, inseguimenti e travestimenti. A farla da padrone, però, più che il pathos e la tensione sono le risate e il divertimento.
Una commedia che ha il suo punto di forza negli attori. Sorprende Jason Statham in versione comica, capace di interpretare la spia Ford in maniera volutamente caricata e grottesca, versione “machista”. Melissa McCarthy ha di certo fatto molta strada dai tempi del telefilm “Una mamma per amica”, ma il suo personaggio risulta forse un po’ troppo caricaturale ed eccessivo, con la voglia di strappare a tutti i costi un sorriso allo spettatore. Dal canto suo, Jude Law si rivela una dignitosa spalla, mostrando nel complesso discreti tempi comici.
La nota dolente del film è la sceneggiatura, priva di mordente e di una visione davvero incisiva che possa scardinare e mettere alla berlina il “sancta santorum” del genere spy story. Se le intenzioni erano buone e interessanti, l’intreccio e il conseguente sviluppo narrativo risultano deboli e prevedibili. L’idea di base ne esce svilita, gli sketch, troppo lunghi, alla fine sono persino noiosi.
La regia risulta scolastica; nonostante l’abbondanza di effetti speciali e di scene visivamente accattivanti non si resta mai davvero incantati.
“Spy” è un film estivo, da vedere per evadere dal caldo torrido, senza però aspettarsi particolari emozioni e colpi di scena.
La morale della favola – se proprio dobbiamo trovarne una? Non ingannatevi sulla divisione dei ruoli: sono le donne e solo le donne a decidere quando essere al centro dell’attenzione e quando tornare nell’ombra. Perché comunque di James Bond può essercene sempre soltanto uno alla volta a calcare il palcoscenico.
Il biglietto d’acquistare per “Spy” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.