Un film di Ava DuVernay. Con Tim Roth, David Oyelowo, Giovanni Ribisi, Cuba Gooding Jr., Oprah Winfrey, Carmen Ejogo, Tessa Thompson, Alessandro Nivola, Tom Wilkinson, Common. Biografico, 117′. 2014
Se un alieno decidesse di farsi una passeggiata sul nostro pianeta sarebbe felice di sapere che, da sei anni, il leader della più grande democrazia del mondo è un uomo di colore di nome Barack Obama, che ha pure vinto un Nobel per la pace, sebbene più o meno meritato.
Nello stesso tempo, però, sfogliando i giornali o guardando i tg, apprenderebbe che l’umanità è sul’orlo di un potenzialmente catastrofico conflitto tra Russia e Occidente per via di uno Stato chiamato Ucraina, diviso tra diverse etnie, e conteso, ufficialmente per motivi nazionalistici e politici, ufficiosamente per interessi economici.
Infine il nostro immaginario amico verde, passeggiando per le nostre metropoli vedrebbe quanto è complicato essere diversi in un mondo dove la normalità spesso ha a che fare con ignoranza, razzismo e pregiudizio. Si domanderebbe in quale strano mondo è capitato e probabilmente avrebbe qualche difficoltà a scrivere una relazione ai suoi superiori, notando molte contraddizioni in questa razza chiamata umana.
A quel punto l’extraterrestre potrebbe aver bisogno di entrare in una biblioteca per capire la storia di questo mondo, scoprendo che negli Stati Uniti, paese oggi portato come modello di libertà e democrazia, fino al 1965 a un uomo di colore non era consentito esercitare il diritto costituzionale di voto.
Essere nero in America, negli anni ’60, significava subire violenze, umiliazioni e brutalità con l’assenso della politica e della polizia. In Vietnam gli americani combattevano una drammatica e sanguinosa guerra per la libertà contro i comunisti; in patria erano negati i più basilari diritti civili.
“Selma” racconta in maniera asciutta e precisa l’azione politica e sociale del leader per i diritti civili Martin Luther King (Oyelowo) negli anni 1964, quando ottenne il Premio Nobel per la Pace, e 1965, quando ingaggiò con il presidente Johnson (Wilkinson) una dura battaglia affinché l’amministrazione federale emanasse una legge per garantire ai tutti i neri la possibilità di registrarsi e votare. Una legge scomoda e di difficile applicazione soprattutto negli stati del Sud, dove pestaggi e attentati sanguinari razziali erano all’ordine del giorno.
King e il suo gruppo, per riuscire a convincere Johnson, decisero di iniziare una protesta pacifica a Selma, in Alabama, stato governato dall’ultra-conservatore Wallace (Roth), dove l’ordine pubblico era gestito da un sceriffo razzista. Affrontando difficoltà e scontri anche dentro il fronte dei suoi sostenitori, prese forma l’idea di una marcia di libertà dalla città Selma fino alla capitale dell’Alabama Montgomery. Una marcia osteggiata dai poteri locali e dalla polizia, al punto che un primo tentativo di effettuarla, fissato per domenica 7 marzo 1965, fu soffocata nel sangue dalle forze dell’ordine. La violenza della repressione fu tanto forte da sconvolgere l’opinione pubblica americana, che aveva osservato gli eventi in diretta tv, tanto da spingere anche i bianchi e diverse leader religiosi ad andare a Selma per esprimere la loro solidarietà e soprattutto per marciare con King. Fu la spinta decisiva per convincere il presidente Johnson a prendere posizione sul delicato tema del diritto di voto.
Selma è un’opera delicata e al contempo forte e cruda, in cui l’autore racconta in maniera efficace e accurata la serie di avvenimenti che hanno cambiato la storia degli Stati Uniti e hanno portato al trionfo della legalità. Un film storico, sociale e di critica nei confronti di un paese che se da un lato si è sempre proposto come campione di libertà e dall’altro ha alle spalle un passato che gronda sangue.
Un testo ben scritto, molto teatrale nello sviluppo e nei toccanti dialoghi. Questa liricità non va a discapito del ritmo, anzi contribuisce a esaltare il pathos narrativo che avvolge lo spettatore, facendolo sentire parte del dramma di un popolo intero, vittima di un’ingiustizia e della lentezza dei tempi della politica rispetto all’incedere impetuoso della protesta e del desiderio di giustizia.
Inoltre la sceneggiatura ha il merito di farci conoscere non solo la figura pubblica di Martin Luther King, per certi versi già nota, ma le angosce, i pensieri e le difficoltà familiari di un uomo impegnato in una sfida in cui mise in gioco tutto se stesso, corpo e anima.
La regia, sebbene di taglio televisivo, è di buon livello, accurata, attenta. Interessante la scelta narrativa di raccontare la storia con tempi e ritmi compassati, riuscendo però nello stesso tempo a ben delineare i personaggi e a dare loro un peso emotivo e introspettivo.
Selma ha il limite, se di limite vogliamo parlare, di arrivare a un solo anno dal trionfo di “12 anni schiavo”. Nonostante di pellicole come questa se ne senta davvero il bisogno, difficilmente riceverà agli Oscar i riconoscimenti che meriterebbe. Il cast comunque merita un plauso convinto, per come ha saputo rendere credibili i personaggi, dando loro diverse sfumature e facendo percepire allo spettatore le differenti posizioni politiche e ideologiche.
Il finale del film regala emozioni e commozione al pubblico, chiamato ad ascoltare le belle parole di Martin Luther King pronunciate durante il comizio finale davanti al palazzo del potere dell’Alabama. L’amico alieno di cui parlavamo all’inizio, riascoltandole a sua volta e vedendo come è cambiato il mondo da quegli anni non esiterebbe a dire che è il leader dei diritti civili il vero extraterrestre.
Il biglietto d’acquistare per “Selma” è :1)Neanche regalato 2)Omaggio 3)di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre