di Francesco Salvetti
Un film di Alex Infascelli. Con Sergio Castellitto, Margherita Buy. Drammatico, 85’. 2017
Arriva nelle sale “Piccoli crimini coniugali”, il nuovo film di Alex Infascelli, con Sergio Castellitto e Margherita Buy.
Per colpa di un incidente domestico, un uomo (Castellitto) perde la memoria. La moglie (Buy) lo riporta a casa dall’ospedale e lo aiuta nel ricostruire la loro storia, omettendo però alcuni particolari. Quando lui inizia a recuperare i ricordi si renderà conto delle bugie…
Stando ai dati, la maggior parte dei crimini avviene dentro le mura domestiche. Spesso sono le donne a esserne vittima.
Il romanzo omonimo di Eric Emmanuel Schmitt, edito da e/o, da cui il film è tratto, prende spunto proprio da questo, raccontando una ipotetica relazione e le sue dinamiche.
La pellicola porta il pubblico nel mondo della Roma bene, dove vive una coppia di coniugi come tanti. Lui è scrittore di romanzi gialli, lei fotografa. Entrambi hanno come un doppio: all’esterno appaiono esuberanti e realizzati, dentro le mura domestiche fragili.
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In conferenza stampa la Buy ha definito il film “un noir familiare, dove due personaggi con velleità artistiche si scontrano”, mentre Castellitto ha parlato di “amore ai tempi del rancore e del rimpianto, un Carnage di due reduci del loro stesso amore”.
Alex Infascelli, noto al grande pubblico per il documentario “S is for Stanley” e per il film “Almost blue”, realizza in poche settimane un film ricco di riferimenti letterari, dal ritmo serrato.
Grande lavoro della scenografa Marina Pinzuti Ansolini, brava a rendere l’idea della crisi della coppia anche attraverso l’arredamento della loro abitazione, i toni della pittura sulle pareti. Anche la fotografia sottolinea l’andamento della storia, con i giusti tagli.
Nonostante il montaggio serrato, il climax della vicenda viene accompagnato e anticipato dal camino a gas: ogni volta che i toni stanno per alzarsi, lui compare e il suo fuoco arde sempre di più.
Un fuoco dalla doppia funzione: se da un lato infatti detta i tempi, dall’altro riconduce i due protagonisti, quasi imprigionati in casa, a una sorta di mito della caverna platonico.
Nonostante i tanti riferimenti, il film risulta nel complesso ben diretto e ben interpretato. Fortemente consigliato al pubblico dai 35 ai 60 anni.