Al cinema: Mia madre

Mia madre locandinaUn film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Giulia Lazzarini, John Turturro, Beatrice Mancini. Drammatico, 106′. 2015

 

Quando diventiamo veramente adulti? Riusciamo mai a rompere il cordone ombelicale che ci unisce ai nostri genitori?

La perdita della madre è un momento doloroso, un punto di svolta che, talvolta più della dipartita del padre, rischia di mandare in pezzi ogni certezza di una persona adulta. Vedere quella madre a cui siamo tanto legati invecchiare, ammalarsi e lentamente spegnersi è una sofferenza che fatichiamo ad accettare. La mamma resta per tutta la vita uno dei centri del nostro universo, la donna che, sappiamo, ci amerà sempre e non ci abbandonerà mai, nonostante i possibili conflitti.

Il tema è estremamente delicato, lo avrete capito, eppure Nanni Moretti attraverso il suo ultimo film ha voluto aprire il sipario su questo versante della sua vita, raccontando le ultime settimane di vita della propria madre.

A Margherita Buy è stato affidato il ruolo della protagonista, un’affermata regista, separata dal marito, una storia appena conclusa con un attore, figlia. Margherita è una donna complessa, con diverse fissazioni, fragile, che deve affrontare allo stesso tempo le riprese di un nuovo film a fianco di un eccentrico attore americano, Barry (Turturro), e la malattia della vecchia madre Ada (Lazzarini). Margherita non è pronta a dirle addio, fatica ad accettare la sua malattia e il fatto stesso che ormai le cure non abbiano più effetto.

Accanto a lei c’è il solido e rassicurante fratello Giovanni (Moretti) che ha scelto di prendersi cura a tempo pieno della madre mettendosi in aspettativa dal lavoro. I due fratelli si sostengono a vicenda, pur vivendo in maniera molto diversa questo difficile momento. Margherita sembra sul punto di crollare; i ricordi, le emozioni, il dolore rischiano di travolgerla e per questo cerca di tenersi occupata con il lavoro.

Il film è un toccante, lungo addio. Racconta il modo in cui un figlio si prepara a elaborare la perdita.

Non era facile scrivere il testo senza cadere nel più banale dei sentimentalismi e nella retorica del dolore, risultando così prevedibili e scontati. Gli autori sono stati bravi a dar forma a una storia asciutta, lineare e semplice, ma paradossalmente hanno in parte anestetizzato i sentimenti, rendendo il film in qualche modo asettico. Lo spettatore segue le vicende tristi e drammatiche dei protagonisti senza essere completamente coinvolto; quello che vede risulta essere solo una fredda e lenta rappresentazione di una delle fasi della vita.

Anche l’alternarsi di scene girate sul set e di realtà risulta poco fluido e soprattutto poco armonioso. Manca l’anima dell’autore Nanni Moretti che, essendosi ritagliato un ruolo defilato per non essere troppo coinvolto, forse emotivamente fa mancare alla storia quel guizzo necessario a darle un pathos narrativo unico e attrattivo.

Le immagini passano sullo schermo in maniera pulita, grazie a una regia tecnicamente all’altezza e che si mostra capace di descrivere il dolore senza enfasi, ma i tempi del racconto non sempre sono costanti, e questo porta a una diminuzione dell’attenzione del pubblico.

Piace e convince Nanni Moretti nel ruolo di Giovanni, per come è defilato, sfumato e delicato eppure forte e credibile nel mostrare il proprio dolore. Margherita Buy conferma di essere un’attrice di valore e nella maturità artistica sfodera una performance solida e professionale, ma forse troppo di maniera, senza dare al pubblico un vero brivido. John Turturro regala un paio di scene di livello, che giustificano il compenso.

Il finale è bello e toccante grazie alla commovente ed elegante forza espressiva di Giulia Lazzarini che porta lo spettatore a guardare comunque al futuro, anche dopo aver provato il dolore della perdita della madre.

 

Il biglietto d’acquistare per “Mia Madre” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.