Un film di Alessandro Di Robilant. Con Carlo Ferreri, Evelyn Famà, Andrea Borrelli, Cettina Bonaffini, Massimo Leggio. Commedia, 2015
Dicono che i nazionalismi siano pericolosi e che l’orgoglio e la testardaggine siano cattivi consiglieri. In molti casi è così, ma ogni tanto è piacevole sventolare la propria bandiera e dimostrare il senso di appartenenza a un gruppo. Sempre che questo non comporti fare del male a chi ci circonda e arrivare all’estremismo.
Quando si parla e si scrive della Sicilia e dei siciliani, in genere, ci si sofferma su temi consolidati: mafia, indolenza, clientelismo, arretratezza culturale. Più di un colpo di pistola, quello che uccide sono lo stereotipo e il luogo comune.
Ebbene, Alessandro Di Robilant con la sua ultima fatica rompe gli schemi e i cliché, regalandoci una commedia agrodolce che racconta cosa significhi, oggi, essere giovani in Sicilia, con la volontà di affermare nella propria terra puntando sul talento e la cultura.
Un’utopia o forse una favola, visti i tempi in cui viviamo, eppure Mauro Magazzino (Ferreri), brillante 33enne, dopo aver ottenuto due lauree, in Economia e Filosofia, vorrebbe conquistarsi “un posto al sole” all’Università e così, con costanza, ogni anno partecipa al concorso per un dottorato e puntualmente viene scavalcato da raccomandanti privi di titoli e talenti.
Mauro è un uomo onesto ma orgoglioso, che ritiene che i suoi sforzi debbano essere ripagati con un lavoro all’altezza. Per questo rifiuta ogni raccomandazione e ogni compromesso, facendo arrabbiare la fidanzata storica Laura (Famà), che invece vuole lasciare la Sicilia, avara di prospettive.
Un modo molto diverso di vedere la vita, che provoca alla fine la rottura tra i due, facendo sprofondare Mauro nell’abulia e in uno stato di apatia rabbiosa. Così il nostro Don Chisciotte siciliano si rinchiude nel suo mondo, lottando contro i suoi mulini a vento, rappresentati dai genitori, stanchi di averlo a casa, impegnato a rimproverare la donna delle pulizie, a fare ripetizioni private inutili, o a scrivere articoli di protesta contro l’incuria dell’amministrazione comunale.
Mauro vorrebbe farsi una famiglia e avere una vita autonoma, ma non può fare altro che osservare e sospirare malinconicamente dalla finestra della sua camera, invidiando le giovani coppie con figli. E così passa il tempo.
Gli autori hanno scritto una commedia di denuncia, di critica sociale e di costume, scegliendo però di declinarla attraverso i toni dell’ironia e del sarcasmo. Lo stile si muove tra il grottesco e il surreale, portando lo spettatore a respirare un’atmosfera kafkiana in salsa siciliana.
Un testo semplice, fluido, ricco di spunti, capace di coniugare i tempi comici con gli scorci di amara realtà e di creare coinvolgimento nel divertito pubblico.
Sebbene la regia sia di taglio televisivo – o magari anche da video clip musicale – i personaggi e la storia sono portati con esperienza, talento e bravura su una strada solida e sicura, e il ritmo è nel complesso buono.
Carlo Ferreri, attore di formazione teatrale, si carica sulle spalle il peso del film, riuscendo a rendere il suo Mauro un personaggio nello stesso tempo credibile, poetico e istrionico, e creando una forte empatia con lo spettatore, che viene fatto entrare nel mondo di questo 30enne, un mondo per certi versi simile a quello di Amelie.
Evelyn Famà si conferma attrice talentuosa e poliedrica, con un’interpretazione briosa e contemporaneamente solida. Meritano una menzione speciale Andrea Borrelli e Cettina Bonaffini, nel ruolo rispettivamente del padre e della madre di Mauro.
Forse il finale favolistico e a lieto fine è la parte più debole del film, ma leggendo tra le righe con maggior attenzione lo spettatore non potrà, con un sorriso un po’ amaro, notare come solo un colpo improvviso di fortuna possa, ahinoi, cambiare il destino di un ragazzo siciliano, nonostante gli studi e i sacrifici.
Il biglietto d’acquistare per “Mauro c’ha da fare” è : 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.