Un film di Josh Trank. Con Kate Mara, Miles Teller, Michael B. Jordan, Jamie Bell, Toby Kebbell. Azione, 100′. 2015
Sbagliare è umano, preservare è diabolico – un proverbio che ci accompagna spesso nella vita di tutti i giorni, e che tendiamo a ripeterci soprattutto per ricordare a noi stessi di non cadere mille volte negli stessi errori. Eppure sembra proprio che, in campo cinematografico, il concetto non sia ancora stato interiorizzato a dovere, soprattutto sull’altra sponda dell’Atlantico.
Gli americani non sanno proprio resistere alla tentazione di tornare ancora e ancora sulle stesse storie, modernizzandole, rinfrescandole, modificandole a seconda dei tempi, come si trattasse di una vecchia casa.
In alcuni casi il restyling funziona alla grande – pensate solo alla trilogia del Cavaliere Oscuro firmata da Christopher Nolan, che ha dato alla figura di Batman nuova vita e nuovo spessore -, in altri non convince del tutto, come con Spiderman. Poi ci sono i fiaschi completi, come Fantastic 4.
Visti i molti successi, forse la Marvel non riesce a rassegnarsi all’idea che qualcuno dei suoi super-eroi non sia un campione di incassi al botteghino e quindi si incaponisce, quasi peggio del sottoscritto.
Personalmente mi sono sempre piaciuti i Fantastici Quattro, soprattutto per quello che hanno rappresentato nei decenni, ovvero la diversità tra gli essere umani. Quell’esigenza di vivere una vita normale nonostante i poteri mi ha sempre affascinato.
Nonostante la forza del messaggio e il dispiegamento di mezzi ed effetti speciali, le precedenti versione cinematografiche della storia (le ultime, in ordine di tempo, datate 2005 e 2007) hanno deluso le aspettative dei fan, tanto che in molti credevano che sui personaggi fosse calato il sipario.
E invece, come un’araba fenice che risorge sempre dalle sue ceneri, la Marvel ha deciso di sparigliare le carte in tavola, proponendo un nuovo inizio per i Fantastici Quattro, con un cast giovane e di talento capace di attirare in sala nuove generazioni di spettatori.
Avete capito bene: la storia, nota ai più, non cambia. Di diverso, nella nuova pellicola, c’è solo l’età dei protagonisti.
Reed Richards (Teller), genio in campo scientifico, ci viene mostrato sin da bambino con notevoli potenzialità e con l’idea “visionaria” di costruire il teletrasporto, spalleggiato nel progetto dall’amico Ben (Bell). I due finiscono per farsi notare, durante una fiera scolastica, dal professor Franklin e dalla figlia adottiva Sue (Mara), impegnati anche loro nella realizzazione del viaggio intergalattico.
In seguito a questo episodio, Reed entra a far parte di un gruppo formato da menti giovani e brillanti che ha il compito di rendere possibile l’impossibile. Ne fanno parte, tra gli altri, l’oscuro e ambizioso Victor (Kebbell) e Johnny, il figlio naturale di Franklin.
Una volta realizzato il teletrasporto, i giovani scienziati, per non essere scavalcati dalla Nasa e dai militari come primi esploratori del nuovo mondo, decidono di bruciare le tappe e di organizzare una spedizione segreta, andando però incontro a un tragico incidente spaziale.
Incidente che trasformerà i ragazzi, poi rientrati sulla Terra, in uomini dotati di poteri straordinari e di conseguenza di grande interesse per le forze armate. Reed, spaventato, tenta la fuga, ma dopo un anno di latitanza viene preso e costretto, suo malgrado, a guidare gli amici in una missione disperata per salvare la Terra da un pericoloso quanto inaspettato nemico.
La parte più originale e convincente del film è sicuramente la prima, dove la costruzione della storia e dei personaggi risulta nel complesso riuscita e interessante. Lo spettatore resta colpito dalla diversa prospettiva sulla storia che gli viene mostrata.
La scelta di raccontare i Fantastici Quattro in versione Young Adult poteva anche rivelarsi vincente, se non fosse che l’intreccio narrativo perde quota progressivamente, per mancanza di contenuti e per un’assenza preoccupante di analisi psicologica dei personaggi.
Ci saremmo aspettati una maggiore attenzione per l’habitat in cui si muovono e crescono i “Fantastici”. Gli autori rimangono invece troppo in superficie, sprecando un’idea interessante, per poi diventare frettolosi e scontati nella seconda parte. Il film, senza alcun pathos narrativo, finisce per risultare piatto e non compie quel salto di qualità che ci si sarebbe aspettati.
Lo stesso villain – Dottor Destino ovviamente – risulta anonimo e privo di personalità nello sviluppo della storia, deludente rispetto alle aspettative che aveva creato Victor nella prima parte.
La regia si muove con il pilota automatico, senza scossoni particolari né segnali di un significativo talento, riuscendo solo in parte a coniugare tradizione e innovazione e con risultati abbastanza modesti anche quanto a impatto visivo ed emozionale.
Il cast sulla carta aveva ottime potenzialità, viste le carriere che già vantano i giovani attori, ma come gruppo non funziona. Tanta buona volontà e impegno, certo, ma al di là di una risicata sufficienza non ci sentiamo di andare. Un mezzo punto in più a Miles Tiller, per aver almeno provato a dare una qualche profondità al suo personaggio.
Manco a dirlo, c’è poco di fantastico anche nel finale, e lo spettatore fatica ad avere lo stesso entusiasmo dei protagonisti. Tutto quello che può ripetersi, sconsolato, uscendo dalla sala è “Sbagliare è umano, preservare è Marvel”.
Il biglietto d’acquistare per “Fantastic 4 – I fantastici quattro” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.