Un film di Anna Muylaert. Con Regina Casé, Camila Márdila, Michel Joelsas, Karine Teles, Helena Albergaria. Drammatico, 114. 2015
Le governanti vecchio stampo, quelle donne che dedicavano la vita alla cura di una casa e soprattutto di una sola famiglia, sono ormai una specie in via d’estinzione. Oggi va di moda la figura della colf o della cameriera a ore, che presta servizio presso datori di lavoro differenti.
Ai tempi dei nostri nonni, invece, avere la governante era la normalità, almeno nelle famiglie benestanti. Della vita privata di quelle donne si sapeva molto poco, ma spesso le rinunce e i sacrifici che dovevano fare per garantire una vita dignitosa e possibilmente un futuro migliore del proprio ai figli erano enormi.
Allora le differenze sociali erano molti forti, i ruoli di padrone e governante/cameriera ben distinti. È ancora così? In tanti probabilmente direbbero un “no” convinto, eppure quando per lavoro si deve “servire” e “accudire” ancora oggi è facile avere la mentalità del “il padrone ha sempre e comunque ragione”.
Questa è la storia, o sarebbe meglio dire la vita, di Val (Casé), donna brasiliana di mezz’età, da oltre vent’anni al servizio di una ricca famiglia di San Paolo. Val si è dedicata con tutta se stessa alle faccende e ha cresciuto con amore Fabinho (Joelas), il figlio della coppia.
L’esistenza semplice della donna cambia quando un giorno riceve la telefonata della figlia Jessica (Mardila) che le chiede ospitalità per potersi preparare agli esami d’ingresso alla prestigiosa Facoltà di architettura.
L’arrivo di Jessica rompe gli equilibri tra Val e i suoi padroni perché la ragazza, cresciuta lontana dalla madre, non accetta la sua filosofia di vita e l’atteggiamento accondiscendete e servizievole nei confronti i potenti, mostrando invece di possedere grande personalità e voglia di emergere.
Un film che nonostante i toni leggeri, puliti, talvolta da commedia, contiene anche spunti sociologici e culturali importanti, mettendo in evidenza le differenze generazionali tra madre e figlia nell’approcciarsi ai datori di lavoro e alla vita stessa.
Una pellicola ben costruita, delicata, che però risente di un ritmo troppo statico e di una quasi totale mancanza di pathos che lo portano a essere lento nello sviluppo narrativo. Il taglio è più teatrale che cinematografico, ma la regia è discreta.
Regina Casé domina la scena con una performance intensa, toccante e poliedrica riuscendo a trasmettere allo spettatore le diverse emozioni del suo personaggio e soprattutto le sue sfumature caratteriali e umane. Quella che si crea con la giovane collega Camila Mardila – un po’ meno convincente nel suo ruolo – è una coppia credibile, che fa sorridere e riflettere sul complesso rapporto tra madre e figlia.
Il finale, un po’ troppo lungo e diluito, risulta comunque gradevole, capace di toccare le giuste corde nel pubblico. Guardando non si può non condividere la scelta della protagonista che, per una volta, sceglie di dare priorità alla sua vita privata, accomiatandosi con un beneaugurante sorriso.
Il biglietto d’acquistare per “È arrivata mia figlia!” è : 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) Di pomeriggio 4)Ridotto 5) Sempre