Uno spettacolo teatrale di Marco Avarello, per la regia di Linda Di Pietro. Con Antonella Civale, Marius Bizau, Tiziana Scrocca, Marco Zingaro, Vittorio Ciardo, Fabio Morici, Giuseppe Grisafi, Marta Nuti, Letizia Letza, Sabina Mancussi, Uberta Paoluzzi, Valentina Daneo, Piergiorgio Petrilli.
Ispirato a una storia vera, è uno spettacolo itinerante che andrà in scena il 9-10-11 e 16-17-18 Dicembre. La location verrà comunicata al momento della prenotazione (3922561362, modadeisuicidi@gmail.com)
Il lavoro nobilita l’uomo e allo stesso tempo la sua mancanza può distruggerlo. Perché un uomo, senza un obiettivo, uno scopo da raggiungere, è spesso destinato a perdersi in crisi esistenziali senza ritorno.
Avere un lavoro non permette soltanto di mantenere noi stessi e la nostra famiglia, è anche il termometro di quanto siamo riusciti ad affermarci nel mondo, e in un certo senso di quanto siamo degni di considerazione e rispetto all’interno della società.
Tra il 2008 e il 2009 58 dipendenti della società di telefonia France Telecom si sono tolti la vita. Nel mirino è finita l’attività dei manager durante il piano di riorganizzazione. Marco Avarello, ispirandosi a questa storia vera, firma una drammaturgia in chiave italiana, riproponendo la tematica lavorativa, assai drammatica se non addirittura tragica, nel nostro Paese.
La scelta di raccontare con monologhi toccanti ed emozionanti la solitudine e la disperazione di uomini e donne privati non solo di un lavoro ma soprattutto della possibilità di sentirsi utili, risulta azzeccata, intensa e coinvolgente. È altrettanto efficace e dirompente la decisione di rappresentare lo spettacolo in modo originale, fuori dai canoni.
Lo spettatore, infatti, non si trova in un classico teatro al chiuso o all’aperto ma in un ufficio asettico, cupo e angosciante come potrebbe essere la sede di una multinazionale. Il pubblico viene diviso in gruppi e accompagnato dal personale in un rapido tour della sede, durante il quale si spiega come la società abbia subito drastici cambiamenti che hanno condizionato, e in molti casi sconvolto, la vita degli impiegati.
Prima di essere lavoratori questi sono uomini e donne costrette a subire delle umiliazioni professionali e umane da parte dei dirigenti della società, che per ristrutturare e risparmiare non esitano a compiere atti di mobbing e macelleria sociale.
Il suicidio è l’atto ultimo di una persona disperata che pensa di trovarsi senza alternative. È difficile rimanere indifferenti di fronte a questo gesto che è tutt’altro che folle, bensì frutto di un razionale consapevolezza.
Ascoltando uno dei quattro monologhi previsti nella prima parte si tocca con mano la profondità della solitudine in cui può sprofondare una persona quando si considera senza futuro. È un vero pugno allo stomaco osservare gli ultimi momenti di questi impiegati ed essere testimoni del loro testamento “morale” e personale che evidenzia la crudeltà e ferocia della società moderna e del libero mercato.
La seconda parte, invece, è un duro e spietato confronto sul tema dell’etica del lavoro tra un dirigente inflessibile (Bizza) e un’impiegata (Scrocca) decisa a compiere un atto eclatante pur di interrompere il circolo vizioso di morti e omertà. Un confronto nel corso del quale vengono esposti i rispettivi punti di vista, arrivando al devastante paradosso che i due protagonisti sono entrambi vittima e carnefice in un sistema di valori sbagliato costruito sull’annullamento dell’Io.
“La moda dei suicidi” è uno spettacolo che emoziona, scuote e coinvolge, costruito e diretto con intelligenza e sensibilità e interpretato da un cast talentuoso e dotato di personalità ed esperienza.
È un’esperienza teatrale fuori dagli schemi che consigliamo per conoscere davvero una storia e una realtà, ahinoi, che si avvicina molto a quella che viviamo quotidianamente.