di Valentina Biondini

 

Oggi diamo per scontata la possibilità di delegare alle macchine il compito di scrivere per noi, ma non è stato sempre così. Al contrario, per gran parte della storia dell’umanità, la scrittura è stata un’operazione esclusivamente manuale.

Ci sono ancora persone – ma anche istituzioni – che fanno di tutto per mantener viva questa consuetudine. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcuni istituti stanno reintroducendo lezioni di scrittura manuale nei loro percorsi di studio, sebbene i risultati delle ricerche sui benefici dello scrivere a mano rispetto al battere a macchina (o sulla tastiera del pc) non abbiano dato un margine sufficiente per trarre conclusioni definitive.

Altri studi, invece, hanno dimostrato che il corsivo non è neanche il modo migliore per fissare le parole sul foglio, nero su bianco, come si è sempre creduto e sostenuto.

Sia come sia, la scrittura a mano ha alle spalle una lunga e consolidata tradizione e non sarà facile da rimpiazzare – o almeno non in tempi brevi.

Riprendendo un articolo di mental_floss, ecco 9 curiosità sulla scrittura. Chissà che non vi diano l’input per riafferrare una penna dopo decenni…

 

1. IL PRIMO SUPPORTO SU CUI SCRIVERE ERA PICCOLISSIMO

La scrittura cuneiforme di origine sumerica, che fece la sua comparsa in Mesopotamia 5.000 anni fa, solitamente veniva incisa su tavolette d’argilla larghe appena pochi pollici. La maggior parte di quelle conservate presso la Morgan Library & Museum di New York, ad esempio, sono grandi la metà di un iPhone.

2. NEL MEDIOEVO LA SCRITTURA CAMBIAVA IN BASE ALLA  REGIONE DI PROVENIENZA

Con la caduta dell’Impero romano, nelle varie regioni si diffusero stili di scrittura diversi. Gli amanuensi, infatti, si dilettavano a modificare e abbellire i caratteri esistenti per creare uno stile unico. Ciò rese i libri difficili da decifrare per coloro che non erano avvezzi a quei preciso sistema di scrittura. I manoscritti erano tutti scritti in latino, ma le lettere potevano differire così tanto le une dalle altre che molti scribi non riuscivano a leggere opere provenienti da zone diverse dalla propria.

3. LA CALLIGRAFIA È OGGETTO COMPLICATO DI STUDIO

Non sentitevi stupidi se non riuscite a decifrare la calligrafia delle altre persone. Nemmeno i paleografi, che per mestiere indagano le forme e l’evoluzione della scrittura, sanno leggere tutti i documenti che la storia ci ha lasciato in eredità! Essi studiano anni e anni per specializzarsi nella decifrazione di calligrafie appartenenti a un determinato periodo (e a un certo contesto) storico, ad esempio i manoscritti medievali o i documenti legali del XVIII secolo.

4. CARLO MAGNO ERA MOLTO PUNTIGLIOSO A RIGUARDO

Nel IX secolo, Carlo Magno – che era più o meno un illetterato – decretò che venisse usato lo stesso stile di scrittura in tutto il Sacro Romano Impero, un’area che comprendeva la maggior parte dell’Europa occidentale. Tale carattere, chiamato minuscolo carolingio, dominò incontrastato in Francia, Germania, Italia del nord e Inghilterra fino all’XI secolo. Il gotico, invece, scrittura che oggi associamo al Medioevo, è un derivato del minuscolo carolingio, ripreso nel XV secolo e diventato la base della moderna tipografia occidentale.

5. I MONACI NON AMAVANO LE MACCHINE DA STAMPA

Nel XV secolo, il monaco Johannes Trithemius difese la necessità della scrittura amanuense nel suo saggio “In praise of scribes”. Riteneva che la scrittura sarebbe durata duemila anni, mentre i libri stampati, in quanto meri fogli di carta, nel giro di poco tempo sarebbero andati distrutti. Aggiungeva che la stampa avrebbe reso i libri antiestetici e avrebbe introdotto errori ortografici; prevedeva, inoltre, che la storia avrebbe decretato i manoscritti superiori ai libri stampati. Un giudizio un po’ forte e avventato il suo, che svela la sua acrimonia nei confronti di quelle macchine che, di lì a poco, gli avrebbero rubato il posto di scrivano. Ma anche Martin Lutero ebbe a lagnarsi dei libri, proprio come ai giorni nostri ci lamentiamo della qualità della scrittura che circola in rete. Gli si attribuisce la frase: “La moltitudine di libri è un grande male. Non c’è misura o limite a questa forma di scrittura”.

6. IL PRIMO CARATTERE MOBILE ERA MOLTO SIMILE ALLA SCRITTURA UMANA

I primi libri stampati furono fatti in maniera tale da sembrare molto simili ai manoscritti del tempo, così da non scioccare le persone con un design troppo innovativo. Johannes Gutenberg e i suoi artigiani diedero forma a un elaborato stile gotico di 290 caratteri che consentiva alle macchine per la stampa di ricreare ogni singola lettera, in maiuscolo e in minuscolo. Ne risultò una calligrafia vicina a quella che avrebbe potuto avere uno scriba. Le prime lettere di ogni sezione, poi, erano in rosso, proprio come comandava la scuola amanuense.

7. GLI EX SCRIVANI DIVENNERO – LORO MALGRADO  -ARRAMPICATORI SOCIALI

Quando la stampa mise gli scribi fuori gioco, essi divennero insegnanti, tutori e autori di libri sull’arte della scrittura. I maestri della calligrafia divennero, così, dei professionisti benestanti, un successo che non avrebbero mai conosciuto come semplici scrivani. In seguito, quando gli uomini d’affari e i governanti iniziarono ad assumere segretari, coloro che erano capaci di prendere nota di un dettato e conoscevano vari stili di scrittura salirono lungo la scala sociale dell’Europa medievale. Si pensi che il ruolo di segretario del Papa era la più alta posizione sociale che un cittadino comune poteva aspirare di raggiungere.

8. NEL XVII SECOLO LA CALLIGRAFIA DIVENNE UN SEGNO DISTINTIVO

Nel XVI e XVII secolo, vennero stabilite delle specifiche calligrafie in base alla classe sociale di appartenenza, alla professione svolta e anche al genere sessuale. In particolare, gli europei più ricchi usavano una forma di scrittura per la corrispondenza personale e un’altra per quella legale e commerciale. Pensate che, in Inghilterra, un’intera serie di stili venne sviluppata solo per essere usata a corte, rendendo molte carte completamente illeggibili a chi non fosse allenato alla peculiare arte dello scrivere.

9. LA PUNTEGGIATURA HA INIZIATO A DIFFONDERSI SOLO NEL XVIII SECOLO

Prima che l’istruzione si diffondesse e i primi dizionari venissero pubblicati, l’ortografia cambiava molto da persona a persona poiché non c’era nessuna regola in vigore. Essa divenne uniforme solo col tempo, quando vennero introdotti canoni ortografici prestabiliti. Alla punteggiatura andò anche peggio: rimase pressoché inesistente o non standardizzata fino al XVIII secolo.