Un film di Paul Dano. Con Jake Gyllenhaal, Carey Mulligan, Ed Oxenbould, Bill Camp.
Drammatico, 104′. USA, 2018Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Ford
Montana, 1960. Jerry perde il lavoro e si lascia andare alla depressione. La moglie Jeanette e il figlio Joe provano a contribuire alle finanze di famiglia, ma Jerry decide comunque di partire per spegnere incendi nelle foreste circostanti. Dentro Jeanette scatta qualcosa.
La serenità familiare e l’amore tra i genitori sono considerati da ogni figlio adolescente come qualcosa di assodato e indiscutibile. Eppure basta pochissimo perché queste certezze si frantumino.
Arriva su Netflix “Wildlife”, opera prima da regista per l’attore americano Paul Dano (Litte Miss Sunshine, Il petroliere, Okja), che ha conquistato i critici e toccato le corde più intime del pubblico, nel 2018, quando ha aperto la Settimana della critica a Cannes, affrontando un tema sempre attuale come la crisi di una famiglia.
Protagonisti Jake Gyllenhaal e Carey Mulligan, giovane coppia nel Montana degli anni ’60, e il figlio Joe.
Gli sceneggiatori hanno compiuto un lavoro di riscrittura e rielaborazione del romanzo omonimo di Richard Ford davvero eccellente. Lo stile di racconto è efficace, i silenzi e gli sguardi dei personaggi parlano più delle azioni e della battute.
“Wildlife” ha una duplice chiave di lettura: da un lato si assiste alla fine di un grande amore, dall’altro alla crescita dolorosa e prematura di un giovane. Joe, infatti, è costretto a diventare grande prima del tempo, assistendo ai litigi dei genitori prima e guardandoli poi perdere quella patina di infallibilità che, da bambini, assegniamo loro.
Una pellicola amara, autentica, dura e spietata. Un esordio degno di nota per Paul Dano, che si dimostra regista originale, talentuoso, con una visione forte del cinema accompagnata da uno stile basico e una grande capacità di esaltare le doti interpretative del cast, guidandolo sul set ma creando anche un clima sereno e disteso fuori.
“Wildlife” è una pellicola notevole, fosse solo per l’amaro quanto poetico finale che ci ricorda come una storia familiare non sarà mai davvero finita, fino a che rimarrà qualcuno disposto a tenerne vivo il ricordo.