Un film di Terrence Malick. Con Cate Blanchett, Brad Pitt. Documentario, 90′. USA, Germania 2016
L’universo che si svela davanti ai vostri occhi, in un’esperienza per i sensi, la mente e l’anima. Così le note stampa presentano l’ultimo lavoro di Terrence Malick, co-prodotto da “National Geographic”, privo di dialoghi e affidato al commento intermittente di un testo, in originale interpretato da Cate Blanchett. Una costruzione fatta di musica e pure immagini in altissima definizione, sensazionali, trionfali: la Natura nel suo svolgersi, in un’esplosione continua, ipertrofica, di materia, fuoco, acqua, luce, vita. Un compendio della storia del pianeta Terra, dalla nascita delle stelle alla comparsa dell’uomo, passando dall’origine dei pianeti alla microbiologia, dalla formazione delle masse stellari alla lava che si stempera nell’acqua, fino a gole di roccia scolpite dal vento, fiumi, deserti, ghiacciai.
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove siamo diretti? Sono le eterne domande che da secoli l’umanità si pone. E da secoli va avanti anche lo scontro tra fede e scienza, per dimostrare le rispettive teorie sulla genesi dell’universo e della nostra Terra.
Terrence Malick con il suo documentario “Voyage of time – Il cammino della vita”, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2016, decide di sottoporre al pubblico la sua personale idea di genesi e nascita dell’uomo.
Sinceramente è difficile recensire questo film, per la bellezza e maestosità delle immagini, sostenute da una fotografia impeccabile e capaci di generare sentimenti e reazioni troppo personali e intime in chi guarda. Lo dice bene il titolo: quello pensato da Malick è un viaggio, in cui si fondono fede, filosofia, scienza e natura.
Se volessimo definire questo documentario, potremmo dire che è una sorta di puntata di lusso di “Superquark”, con la voce narrante del Premio Oscar Cate Blanchet che ogni tanto spezza il regale e intenso scorrere delle immagini.
Malick immagina un dialogo delicato, filiale tra Madre del tutto e la Vita vista come figlio. La Vita invoca la Madre per capire chi sia, come sia stata generata e quale sia il suo futuro.
La regia è sontuosa, visionaria, toccante ed energica; ha però il difetto, a mio avviso grave, di non sapere porre un freno al suo estro artistico, finendo per allungare il minutaggio oltremisura e annacquando, soprattutto nella seconda parte, la forza narrativa e visiva del film.
“Voyage of time” è un film che si fatica a seguire fino alla fine, con l’attenzione che va via scemando. Anche il finale, per quanto ben costruito, risulta un po’ troppo melenso. L’amore resta la forza propulsiva di tutto, la conclusione del viaggio sembra essere tutta qui.