Venti anni di Garbage: intervista esclusiva a Shirley Manson

di Massimiliano Antonio Primi

 

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Nel mondo della musica capita spesso di celebrare ricorrenze importanti, come gli anniversari di nascita o morte dei mostri sacri del panorama internazionale o le date di pubblicazione di album che hanno fatto la storia. Non sempre, però, capita di farlo in grande stile. Non è certo il caso dei Garbage.

Il 15 agosto 1995 la band alternative statunitense faceva capolino sul mercato musicale con la pubblicazione del primo album – Garbage, appunto – contenente alcuni dei brani più celebri, come “Queer”, “Only happy when it rains” e “Stupid girl”.

Nel corso degli anni, grazie a singoli come “I think I’m Paranoid” e “Go baby, go!”, i Garbage sono riusciti ad affermare il proprio successo a livello internazionale, anche grazie alla voce e alla personalità della frontwoman, di origine scozzese, Shirley Manson.

A distanza di poco più di vent’anni dall’esordio della band, la Manson ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni della rivista Rolling Sones, dove ha raccontato il percorso compiuto dal 1995 a oggi.

L’intervista è stata anche l’occasione per annunciare l’uscita di una ripubblicazione deluxe dell’album di debutto dei Garbage, contenente anche video inediti, che sarà promossa con un breve tour internazionale (dal 6 ottobre al 14 novembre).

Vediamo alcuni passaggi dell’intervista a Shirley Manson.

Shirley Manson, Gargabe
Shirley Manson, frontwoman dei Garbage

Quali sono i tuoi ricordi più vivi della formazione della band?

Sono sempre stata una sorta di intrusa, nei Garbage, e per certi versi lo sono anche adesso. Sono più giovane degli altri, sono cresciuta in modo diverso. Butch (Vig), Steve (Marker) e Duke (Erikson) sono stati amici per vent’anni prima che arrivassi io, quindi posso dire di essermi sempre sentita un po’ fuori dal gruppo. All’inizio, quando ci esibivamo dal vivo, avevo anche la sensazione di essere una delusione. Non ero Bono, non ero Whitney Houston, ero solo Shirley. Era un pensiero doloroso ma per certi versi anche positivo: da artista mettere sempre in discussione quello che stai facendo penso sia un bene.

Eri molto dura con te stessa. Perché?

All’epoca, a soli 20 anni, vivevi o morivi per una recensione o un articolo. A me sembrava che non facessero altro che criticarci continuamente, me in prima persona. Rileggendo adesso quello che hanno scritto di noi sono rimasta scioccata: abbiamo ricevuto recensioni incredibili e la stampa è stata gentilissima. Di tanto in tanto c’erano delle stroncature brutali, è vero, ma non erano la totalità dei pezzi. La mia mente, però, si limitava a registrare quelle, le considerava la verità. Una volta hanno scritto di me che ero senza talento, brutta, che sembravo una scopa rovesciata. Ecco, quelle parole mi sono rimaste dentro per anni. In effetti è un po’ patetico.

Come dicevi, però, questo atteggiamento ti ha permesso di tirare fuori il meglio di te.

Senza dubbio. E poi ero affamata – volevo vedere il mondo, volevo sempre più concerti. È stato difficile trovare il mio posto nella musica, ma nonostante avessi molte insicurezze sono riuscita a dare il meglio e a costruire una certa sintonia con i ragazzi.

Shirley Manson, Gargabe
Shirley Manson, frontwoman dei Garbage

Avete scelto di celebrare i vent’anni della band con un breve tour, una scelta non proprio innovativa…

Be’, quando hai una carriera ventennale alle spalle è difficile trovare qualcosa che non hai già fatto. Però non abbiamo mai riproposto brani del nostro album di esordio, Garbage, in altri tour, quindi ci è sembrata una buona idea rivivere le emozioni del passato insieme ai fan.

Il tour partirà il 6 ottobre, a pochi giorni dell’anniversario del vostro primo concerto. Cosa ricordi di quello show?

A Minneapolis faceva freddo. Eravamo molto nervosi perché non eravamo certi che qualcuno si sarebbe presentato e avevamo anche capito che se non fossimo riusciti a instaurare un rapporto con il pubblico sarebbe stato un disastro, saremmo morti nel giro di un anno. Così siamo arrivati al Seventh Street Entry e c’era la fila fuori dal locale, ed erano tutti esaltati. E poi abbiamo scoperto che erano lì per i Gwar, che suonavano al piano di sopra, nessuno era lì per noi. Ma è stato bellissimo vedere tutti quei fan dei Gwar con quei vestiti incredibili. L’inizio è stato difficile, ma alla fine le persone sono venute ed è iniziato tutto. Abbiamo dovuto lavorare tantissimo, conoscere gente e far conoscere il nostro nome. Abbiamo capito l’etica del mondo della musica: il talento da solo non basta a garantirti il successo, devi riuscire a emergere tra tutti gli altri.

Guardando al passato, ti stupisce che l’album “Garbage” abbia avuto così tanto successo?

Francamente no. Ciò che mi stupisce davvero è che siamo arrivati a un punto della nostra carriera in cui abbiamo la possibilità di guardare indietro e apprezzare nuovamente questo lavoro. Non mi aspettavo che superasse la prova del tempo, ecco. Mi sento una privilegiata sapendo che nel mondo ci sono persona che ancora si ricordano anche solo una canzone di quel disco, per non parlare di chi le ricorda tutte. È qualcosa di cui essere grati.