Un film di Matteo Rovere. Con Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Roberta Mattei, Paolo Graziosi, Lorenzo Gioielli. Azione, 119′. 2016
Giulia De Martino vive in una cascina nella campagna dell’Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris, una leggenda dell’automobilismo da rally, è diventato un “tossico di merda” parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il fratellone avido dell’eredità paterna. Ma la vera eredità dei De Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le quattro ruote.
Confesso di aver sempre considerato l’automobilismo uno sport noioso, dove la tecnologia prevale sulla componente umana. Quando mio padre, ex corridore, seguiva le gare di F1 e mi invitava a vederle con lui spesso sbuffavo, non capendo il motivo della sua eccitazione, e pensavo che negli sport di squadra lo spirito di sacrificio, l’impegno e la forza del gruppo emergano molto di più.
L’automobilismo è uno sport maschile e maschilista, dove le donne, al massimo, possono aspirare a fare le hostess. Giusto? Sbagliato. Questo luogo comune vale solo se ci fermiamo all’apparenza e non ci spingiamo più avanti nell’osservazione di questo complesso mondo. Perché il team è davvero come una grande famiglia, composta da uomini e donne uniti dall’amore per la velocità e dalla voglia di superare i propri limiti.
Ci sono donne tecnico, donne progettista, donne meccanico e soprattutto donne pilota. Anni fa Giovanna Amati corse addirittura in Formula 1, anche se non riuscì mai a superare le qualifiche. Comunque sia, dobbiamo rivedere le nostre convinzioni: non c’è distinzione di sesso, tra chi ha la passione per le auto, e la F1 non è che uno dei campionati che esistono al mondo. C’è ad esempio il Gran Turismo, forse meno popolare, ma altrettanto avvincente e spettacolare.
Matteo Rovere, nel suo “Veloce come il vento”, compie un atto di coraggio artistico portando lo spettatore proprio nel mondo del GT con la storia della famiglia De Martino.
Un film inedito e particolare per il cinema italiano. Sulla carta si trattava di una scommessa rischiosa, ma come ha dichiarato in conferenza stampa il produttore Domenico Procacci, quando il regista gli ha proposto l’idea ne ha subito colto le potenzialità.
Se la scommessa si rivela vincente il merito è soprattutto della sceneggiatura, calibrata, essenziale, capace di unire con successo l’aspetto agonistico a quello emotivo e passionale, l’elemento action alla commedia senza mai cali di tensione.
La scelta di affidarsi a Stefano Accorsi e all’esordiente Matilda De Angelis è felice e azzeccata: i due formano una coppia tanto inedita quanto riuscita. Il primo mette in campo una delle migliori performance di sempre, dal punto di vista recitativo – con maturità, personalità e bravura nell’alternare tempi comici e tempi drammatici – e “immersivo” (impossibile non notare la trasformazione fisica dell’attore, smagrito, provato, temprato).
Matilda De Angelis, già apprezzata dal pubblico nella serie tv “Tutto può succedere”, si conferma un talento naturale, da seguire con grande attenzione in futuro: pur essendo priva di esperienza e in qualche modo acerba nella recitazione, riesce infatti a bucare lo schermo e tenere la scena con disinvoltura come una professionista consumata.
Nella vita, come nelle corse, si deve valutare con attenzione quando accelerare e quando frenare, ma solo chi ha il talento del fuoriclasse sa cogliere l’attimo in cui osare. Per uscire vincitori dalla contesa avere una famiglia a fianco è fondamentale, come dimostra il toccante finale del film.
Il biglietto da acquistare per “Veloce come il vento” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.