È uscito per Newton Compton il 4 dicembre “Una notte di neve a Tokyo” di Mia Another, autrice dei romanzi “Come petali di ciliegio” e “Tokyo a mezzanotte”. Una storia breve carica di emozioni, passione e malinconia, ambientata nella notte più magica dell’anno, quella del 24 dicembre
Kasumi Hojo ha ventotto anni e una vita apparentemente serena. Il suo matrimonio le consente di avere la tranquillità e la sicurezza che ha sempre desiderato, ma dentro di sé sa che non basta per essere felice.
Questo è il motivo per cui tre anni prima ha stretto un patto con suo marito: ispirandosi alle antiche leggende giapponesi, per un singolo giorno all’anno sono liberi. Liberi di fingere di non essersi mai incontrati, di essere persone diverse, di sfilare la fede nuziale dal dito. Ma ci sono delle regole. Il “giorno di libertà” non può superare le ventiquattro ore ed è vietato portare a casa qualsiasi tipo di ricordo di quella notte, così come farsi domande a vicenda.
È la notte di Natale, ed è la terza volta che la storia si ripete. Ma questa volta, trascorse le ventiquattro ore, per Kasumi sarà impossibile dimenticare l’accaduto.
“Una notte di neve a Tokyo” è un racconto di appena cinquanta pagine ma sinceramente notevole. Non sono una grande appassionata di questo genere, come lettrice preferisco da sempre la forma del romanzo e le maggiori possibilità che questa permette all’autore, ma Mia Another ha saputo sfruttare al meglio lo spazio limitato, creando una storia toccante, centrata e due personaggi – anzi tre, se contiamo anche il marito di Kasumi – ben caratterizzati e credibili.
Nonostante la brevità l’ambientazione è ben definita, accattivante e dettagliata. Il lettore percepisce chiaramente il contrasto tra lo stato d’animo della protagonista Kasumi e l’atmosfera natalizia che pervade la città, la solitudine e i dubbi della donna contrapposti alla gioia generale. E questo nonostante non ci sia grande spazio per descrizioni ambientali o dialoghi – eccettuati quelli tra lei e il violinista Theo, che incontra al bar di un albergo nella sua “notte di libertà”. L’autrice è stata brava a dipingere un universo intero attraverso solo poche frasi e parole, a farci arrivare il senso della sua storia senza bisogno di dilungarsi.
Alla fine non sentiamo nemmeno il bisogno di sapere cos’è successo dopo, se Kasumi ha lasciato il marito o se è tornata alla sua vita insoddisfacente, se lei e Theo si sono mai rivisti. “Una notte di neve a Tokyo” basta a se stesso. Per questo è un ottimo racconto. (Unica pecca, secondo me, la grafica della copertina, che fa pensare a una storia più leggera. Avrei preferito qualcosa di più appropriato).