“Un marito a metà”: una commedia sull’amore che rifugge i luoghi comuni

Dopo 15 anni di matrimonio e due figli Sandrine scopre l'infedeltà prolungata del marito Jean

Un film di Alexandra Leclère. Con Didier Bourdon, Valérie Bonneton, Isabelle Carré, Hélène Vincent, Laurent Stocker. Commedia, 104. Francia 2017

Dopo 15 anni di matrimonio e due figli, la violinista Sandrine scopre che il marito Jean la tradisce con Virginie, proprietaria single di una libreria. Inizialmente Sandrine invita Jean a lasciare Virginie, cosa che l’uomo fa immediatamente, terrorizzato di perdere la famiglia. Ma quando Sandrine si accorge che Jean è disperato per l’assenza di Virginie, decide di proporre alla rivale una sorta di affido congiunto che vede protagonista non i figli ma il marito fedifrago, che trascorrerà una settimana con la moglie e una con l’amante.

 

Quali motivi spingono un marito a tradire la moglie? Noia? Calo della libido? Crisi di mezza età? Una coppia sposata da 15 anni può uscire indenne dalla scoperta di un tradimento? E come dovrebbe reagire una moglie, cacciando il fedifrago di casa oppure provando a perdonarlo?

La fedeltà, il tradimento, la gestione di una o più amanti sono tematiche assai utilizzate – se non abusate – in ambito cinematografico, ieri come oggi, tra commedie, gialli, drammi. Attraverso queste registi e sceneggiatori hanno cercato di raccontare l’evoluzione dei rapporti umani, e della società nel suo complesso.

“Un marito a metà” di Alexandra Leclère, nonostante tematicamente vanti una bella serie di precedenti, è comunque una pellicola inedita, divertente e brillante, capace di offrire allo spettatore una prospettiva diversa e numerosi spunti di riflessione.

A suo favore gioca prima di tutto il fatto di evitare luoghi comuni e pregiudizi, scegliendo di muoversi sul filo del paradossale e dell’inverosimile nel mettere in scena la crisi attraversata da Jean (Bourdon) e Sandrine (Bonneton).

I due formano la più classica delle coppie borghesi: professore universitario alla Sorbona lui, insegnante di violino lei. La loro quotidianità, dopo quindici anni di matrimonio e due figli, viene sconvolta dalla scoperta della prolungata infedeltà di lui.

“Un marito a metà” rilegge in modo ironico, garbato ma anche provocatorio il tema del triangolo amoroso, magistralmente affrontato da mostri sacri del cinema come François Truffaut (Jules e Jim) e Bernardo Bertolucci (The Dreamers).

Nonostante inizialmente possa apparire critica nei confronti del matrimonio, la pellicola si dimostra ben presto diversamente tradizionale, con il suo voler dimostrare l’importanza dell’amore e della famiglia.

A emergere, in questa commedia romantica e coraggiosa, è soprattutto il ruolo della donna moderna: indipendente e combattiva ma anche pronta a compiere rinunce e a mettere da parte l’orgoglio per il bene di chi ama e per ottenere ciò che vuole.

Alexandra Leclère firma una sceneggiatura brillante, fresca, moderna, capace di regalare al pubblico momenti esilaranti insieme ad altri malinconici, mantenendo comunque costante lo stile di racconto brioso e scanzonato.

I personaggi principali – Sandrine e Virginie, innamorate dello stesso uomo, e Jean, una sorta di burattino nelle loro mani – risultano ben caratterizzati in fase di scrittura e dopo magistralmente interpretati. Per una volta anche le scene di sesso e di nudo risultano funzionali al racconto e non solo un mero riempitivo.

Il finale, divertente e non scontato, conferma ancora una volta che in una coppia è quasi sempre la donna – o, come in questo caso, le donne – a decidere.

 

Il biglietto da acquistare per “Un marito a metà” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.