Un film di Asghar Farhadi. Con Sarina Farhadi, Amir Jadidi, Mohsen Tanabandeh, Fereshteh Sadre Orafaiy, Sahar Goldust. Drammatico, 127’. Francia 2021
Rahim Soltani ha contratto un debito che non può onorare. Per questa ragione sconta da tre anni la pena in carcere. Separato dalla moglie, che gli ha lasciato la custodia del figlio, sogna un futuro con Farkhondeh, la nuova compagna che trova accidentalmente una borsa piena d’oro. Oro provvidenziale con cui “rimborsare” il suo creditore. Rahim pensa di venderlo ma poi decide di restituirlo con un annuncio. La legittima proprietaria si presenta, l’oro è reso e il detenuto promosso al rango di eroe virtuoso dall’amministrazione penitenziaria che decide di cavalcare la notizia, mettendo a tacere i recenti casi di suicidio in cella. Rahim diventa improvvisamente oggetto dell’attenzione dei media e del pubblico. Ma l’occasione di riabilitare il suo nome, estinguere il debito e avere una riduzione della pena, diventa al contrario il debutto di una reazione a catena dove ogni tentativo di Rahim di provare la sua buona fede gli si ritorcerà contro.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. In una società dove onestà e senso civico sembrano contare sempre meno, in favore della mera apparenza e della reputazione sui social, chi può dire se esista ancora una persona davvero sincera?
Dopo due esperienze internazionali poco convincenti (“Il passato” e “Tutti lo sanno”, ndr), il regista premio Oscar Asghar Farhadi torna a girare un film nel suo paese, l’Iran. “Un eroe”, Gran Premio della giuria all’ultimo Festival di Cannes, parla delle derive della società iraniana eppure racconta anche una storia dal carattere universale.
In un Paese dove chi non paga i propri debiti finisce in carcere, Rahim Soltani (Jadidi) viene elevato suo malgrado al rango di eroe per aver compiuto un gesto onesto (restituire al legittimo proprietario una borsa piena d’oro trovata per caso dalla compagna). Una volta uscito di prigione, però, sarà molto difficile se non impossibile, per lui, dimostrare la propria buona fede…
Lo spettatore segue con curiosità e un pizzico di divertimento l’evolversi della storia, una via di mezzo tra un intreccio kafiano e pirandelliano. Rahim non sembra altro che un disperato burattino, esaltato e poi affossato dalle autorità e dalla gente. Eroe per un giorno, povero diavolo per sempre.
La sceneggiatura è magistrale; la vena di ironia che scandisce la storia pungente. Amir Jadidi interpreta il ruolo alla perfezione. Il suo Rahim, sempre sorridente e fiducioso di uscire da questa situazione assurda, ispira nel pubblico una forte empatia.
Perché questo sistema che esalta un individuo e l’attimo dopo lo distrugge senza pietà non può che risultarci sinistramente familiare. Nonostante la distanza geografica, il tritacarne mediatico e sociale ha tratti comuni un po’ in tutto il mondo.