“Tutti pazzi a Tel Aviv”: una commedia corale godibile, briosa, mai banale

Il regista palestinese Sameh Zoabi dirige un film di assoluto valore, con un cast affiatato e di talento

Un film di Sameh Zoabi. Con Kais Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton, Maisa Abd Elhadi, Nadim Sawalha. Commedia, 100′. Lussemburgo, Francia, Belgio, Israele 2018

Salam è un trentenne che vive a Gerusalemme e lavora a Ramallah. È stato assunto da poco da uno zio come stagista sul set di una famosa soap opera palestinese, “Tel Aviv on Fire”. Ogni giorno, per raggiungere lo studio televisivo, deve passare dal rigido checkpoint israeliano, sorvegliato dalla squadra di militari del comandante Assi. Poiché la moglie di Assi è una grande fan della serie televisiva, e Salam si è spacciato per sceneggiatore, Assi esige di farsi coinvolgere personalmente nella stesura della storia. In un primo tempo, la carriera di Salam ne beneficia, al punto che viene realmente assunto per scrivere il seguito, peccato, però, che l’ufficiale israeliano e i finanziatori arabi non intendano il finale nello stesso modo.

 

La vita è una fiction. Potrei apparire presuntuoso nell’autocitazione, ma questa frase mi sembra efficace per sintetizzare il mio pensiero sul divertente, ironico, meraviglioso “Tutti pazzi a Tel Aviv” del regista palestinese Sameh Zoabi, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia.

La pellicola promette di far sorridere i teledipendenti, che qui ritroveranno molto del loro modo di pensare, di fare e di relazionarsi con il mondo esterno. Ma anche chi rifiuta con sdegno questo status, sebebene sia capace di trascorrere un intero weekend su Netflix, per guardare serie dopo serie, potrà apprezzarlo.

“Tutti pazzi a Tel Aviv” è un vero gioiello narrativo e registico, che unisce momenti comici, efficaci spruzzate di romanticismo e riflessione politica, mantenendo sempre uno stile semplice, diretto e coinvolgente quanto ironico.

La crasi perfetta tra la serie “Boris” e la pellicola “Questione di cuore” di Francesca Archibugi, con una sceneggiatura migliore, personaggi di assoluto valore e un finale davvero imprevedibile e geniale.

Al giovane regista palestinese Sameh Zoabi va il merito di aver messo in scena un prodotto godibile, brioso, mai banale dimostrando talento, sensibilità e uno sguardo originale e fresco. Alla riuscita del film dà un apporto fondamentale il cast nella sua interezza. Ogni attore è perfetto nel suo ruolo, e funziona insieme agli altri.

Sullo sfondo del ruvido mondo dello spettacolo c’è spazio anche per due tenere storie d’amore. “Quando si ama davvero una persona?”, ripetono spesso i personaggi. E la risposta è sempre la stessa: “Quando due persone sono capaci di ascoltarsi reciprocamente”.

Ovviamente non vi chiedo di amare il vostro inviato, ma almeno di seguire un suo consiglio: diventate fan di “Tutti pazzi a Tel aviv”!

 

Il biglietto da acquistare per “Tutti pazzi a Tel Aviv” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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