Un film di Gianni Costantino. Con Roberto Lipari, Luca Zingaretti, Monica Guerritore, Viktoriya Pisotska, Carlo Calderone. Commedia, 90′. Italia 2019
Roberto è studente universitario in un ateneo in cui i docenti vendono esami, assumono solo amici e parenti e sono dediti alla raccomandazione. Il padre di Roberto è il magnifico Rettore, ma il ragazzo, stufo di essere asservito al potere del baronato, con i suoi amici, decide di combattere questo modus operandi. Realizza, infatti, un’App per smartphone denominata “Tuttapposto” che valuta l’operato dei professori. Tutto ciò porterà a una serie di colpi di scena e a un’inversione di ruoli: gli studenti acquisiscono un potere inaspettato e i professori sono costretti a comportarsi onestamente pur di ottenere un buon voto.
Commedia che prende di mira le storture del mondo accademico, il sistema delle baronie e delle raccomandazioni (che soprattutto al Sud Italia è una vera e propria piaga), “Tuttapposto” è il secondo film diretto di Gianni Costantino e il primo sceneggiato da Roberto Lipari, comico televisivo, conduttore e star del web.
Grazie a una storia dal ritmo sostenuto, la pellicola riesce ad essere un ritratto allegorico e pungente del nostro Paese, dove “meritocrazia” è più una parola con cui riempirsi la bocca che un concetto applicato davvero. Perché è un po’ insito nella natura di noi italiani pensare che, per arrivare da qualche parte, serva sempre una raccomandazione.
L’opposizione tra studenti e professori, tra differenti generazioni con differenti mentalità trova perfetta espressione nel cast: ogni attore è adeguato al ruolo che interpreta. Interessante, poi, il linguaggio cinematografico utilizzato: la macchina da presa si muove veloce e fluida per seguire i giovani e il loro mondo “social”, più statica quando al centro della scena c’è il mondo dei docenti, poco avvezzi al cambiamento.
Giocando continuamente su citazioni filosofiche auliche e grazie ad alcune intuizioni tematiche e stilistiche, “Tuttapposto” riesce nell’intento di divertire in modo sano e, nello stesso tempo, di farsi lente d’ingrandimento per osservare in profondità la nostra società. E, per una volta, ci fa credere che le rivoluzioni sono possibili, anche nel Paese dove “non cambia mai niente”.