Un film di Pierre Perifel. Con Sam Rockwell, Awkwafina, Craig Robinson, Marc Maron, Zazie Beetz. Animazione, 100′. USA 2022
Sono astuti, spavaldi, intelligenti, sono anche cattivi, ma “molto bravi ad esserlo”. Sono Mr Wolf, il George Clooney della banda, Mr Snake, il più perfido, Shark, genio del travestimento, Piranha, tutto denti e gonfi muscoli, e Miss Tarantula, per gli amici Webs, hacker di piccole dimensioni e grande cervello. Tutto quello che chiedono è continuare a rubare e a farla franca, per scappare su un’auto da corsa e godersi le loro facce al telegiornale, seduti comodamente sul divano del loro covo segreto. Ma l’arrivo della governatrice Foxington cambia tutto. Questa volta, se i Toppo Cattivi vogliono sfuggire alla cattura non hanno altra possibilità che fingersi troppi buoni, per vincere il Premio del Buon Samaritano e rubare finalmente l’agognato Delfino d’oro.
Essere cattivi, ma davvero tanto cattivi, non è affatto semplice. Bisogna impegnarsi, aggiornarsi, studiare affinché tale status sia riconosciuto dal resto del mondo. Ma in ultima analisi, la cattiveria è un’inclinazione naturale o una “abilità” che si può acquisire col tempo e l’impegno? E la bontà è connaturata al proprio aspetto, oppure si può in qualche modo imparare?
Gli sceneggiatori Etan Cohen e Hilary Winston adattano per il grande schermo la fortunata graphic novel per ragazzi di Aaron Blabey “Troppo cattivi”, edita in Italia da Fabbri. Il risultato è un film d’animazione leggero ma mai banale, con personaggi ben costruiti e tematiche importanti al centro.
Mr. Wolf e la sua banda – Mr Snake, Shark, Piranha e Miss Tarantula – sono cattivi leggendari, abituati a fare paura alle folle con la loro semplice apparizione. Ma un’imprevista buona azione porta il leader della banda a mettere in dubbio tutta la sua vita: come sarebbe essere applaudito invece che temuto? E da qui prende il là l’avventura…
“Troppi cattivi” è un film d’animazione godibile, gioioso, buffo, ricco di citazioni e omaggi cinematografici, nonostante alcuni passaggi lenti e altri un po’ retorici. Pierre Perifel, al debutto nel lungometraggio, porta sicuramente a casa il risultato.
L’apparenza inganna, recita il detto. Ma se la società tende a dividere le persone in categorie, e mettere ai margini coloro che sono “diversi”, anche per i super cattivi è possibile avere una seconda occasione, e dimostrare di non essere brutti come li si dipinge. O forse no.