“The silent man”: la battaglia silenziosa di un uomo per la libertà

Liam Neeson è Mark Felt, alias "gola profonda", per trent'anni vicedirettore dell'Fbi nel biopic di Peter Landesman

Un film di Peter Landesman. Con Diane Lane, Kate Walsh, Liam Neeson, Maika Monroe, Marton Csokas, Ike Barinholtz. Biografico, 103′. USA, 2017

Washington, 1972. Mark Felt (Neeson) è il vicedirettore dell’FBI, quando il suo capo, il temibile J. Edgard Hoover, muore lasciando vacante la poltrona di direttore. Ddelfino ed erede designato di Hoover, Felt viene messo da parte in favore di Pat Gray (Csokas), legato a doppio filo con la Casa Bianca. Mancano circa duecento giorni alle elezioni presidenziali, il Repubblicano Richard Nixon si aspetta una riconferma e la sua campagna elettorale non risparmia i colpi bassi: fra questi, una pesante intrusione nella sede del Partito Democratico. È l’inizio dello scandalo Watergate e le indagini dell’FBI vengono chiaramente ostacolate dalla presidenza.

 

Chi era Mark Felt (1913-2008) – alias “gola profonda“? Cosa significò per gli Stati Uniti e per il mondo della stampa il caso Watergate, che portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon?

Chi ha avuto modo di vedere il film “The Post” di Steven Spielberg con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks (qui la recensione) sarà in grado, almeno in parte, di rispondere a queste domande.

Per i diversamente ignoranti, e per chi non ha avuto modo o voglia di documentari, ecco che il mondo del cinema offre un altro appello. “The silent man” di Peter Landesman è infatti, involontariamente, un sequel, un film complesso, articolato, denso di passaggi politici e istituzionali che probabilmente non saranno di facile comprensione per il grande pubblico.

Landesman decide di raccontare il caso Watergate dalla prospettiva dell’uomo che mise in ginocchio la Casa Bianca, rendendo pubblico il contro-sistema di potere costruito negli anni da Nixon. Soprannominato dalla stampa “gola profonda”, ha rivelato la sua identità nel 2005, in un’intervista a “Vanity Fair”. Si chiamava Mark Felt e per trent’anni è stato vicedirettore dell’Fbi.

“The silent man” è un thriller politico, uno spy movie in cui non si assiste né a inseguimenti né a sparatorie, interamente costruito sul personaggio di Felt (Neeson).

Se convincente appare il racconto dell’uomo pubblico (non un eroe nel senso classico del termine, ma qualcuno che ha ben chiara la differenza tra giusto e sbagliato), meno incisivo è quello della sua sfera privata.

Il film – nonostante il respiro forse più televisivo che cinematografico e l’eccessivo sbilanciamento verso la figura di Felt, a discapito di tutti gli altri personaggi – risulta nel complesso godibile e stimolante.

Liam Neeson si cala bene nel ruolo, incarnando l’uomo grigio e schivo quanto potente capace di far tremare la Casa Bianca. Al personaggio mancano però l’umanità e profondità giuste per creare un legame emotivo col pubblico.

La visione di “The silent man” non potrà non provocare, nello spettatore più attento e informato, una strana sensazione di déjà vu, alla luce del caso Russia-gate che rischia di coinvolgere il presidente Trump. Spunterà fuori anche un nuovo Mark Felt?

 

Il biglietto da acquistare per “Silent Man” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

 

Previous article“The happy prince”: un film su Oscar Wilde che non fa sconti a nessuno
Next article“A casa di Jane Austen”: per conoscere i luoghi dell’autrice inglese
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here