“The Serpent”: la storia del più famoso e feroce serial killer d’Oriente

Tahar Rahim e Jenna Coleman protagonisti della miniserie in 8 episodi, disponibile su Netflix

lyUna serie diretta da Hans Herbots, Tom Shankland. Con Tahar Rahim, Jenna Coleman, Billy Howle, Ellie Bamber, Mathilde Warnier, Fabien Frankel, William Brand.
Azione, drammatico, thriller. Regno Unito. 2021

Fingendosi un commerciante di pietre preziose, Charles Sobhraj viaggia insieme alla fidanzata Marie-Andrée Leclerc attraverso Thailandia, Nepal e India tra il 1975 e il 1976, commettendo una serie di crimini lungo “l’Hippie trail” asiatica. I due diventano gli indiziati principali di una catena di omicidi di giovani turisti occidentali…

 

Omicidi, furti, fughe, manipolazioni, un’appassionata quanto folle storia d’amore: nella miniserie “The Serpent”, disponibile su Netflix, c’è davvero tanta roba. Eppure la storia di Charles Sobhraj (Rahim), il più famoso e feroce serial killer d’Oriente, deve la sua popolarità soprattutto alla pignoleria di un burocrate…

La miniserie racconta la sfida a distanza tra due uomini agli antipodi, che si misurano in furbizia senza mai incontrarsi. Da una parte abbiamo Sobhraj, il criminale dai mille volti, manipolatore incallito e machiavellico assassino; dall’altra Herman Knippenberg (Howle), un giovane diplomatico olandese che non si arrese mai all’immobilismo delle forze di polizia dell’epoca e indagò per proprio conto.

La sceneggiatura di “The Serpent” somiglia a una matrioska, quindi vi avverto, vi servirà pazienza per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle – dispersi anche da un uso eccessivo e caotico dei flashback. In ogni puntata, infatti, viene affrontata soltanto una parte della storia e rivelata una piccola parte della verità.

Billy Howle è il diplomatico olandese Herman Knippenberg. The Serpent (2021)

Inizialmente di Sobhraj sappiamo poco o nulla, e lo incontriamo già in azione, ovvero in fuga, con una decina di passaporti diversi sotto mano e coinvolto in una truffa per mantenere uno stile di vita elevato.

Il lusso, i gioielli, il desiderio malato di distinguersi dagli altri e ottenere una sorta di riscatto personale sono alla base del “salto di qualità” compiuto dal protagonista, che decide di conquistare la fiducia di giovani hippy in vacanza, derubarli e ucciderli senza dare nell’occhio.

Hans Herbots e Tom Shankland si alternano alla regia, uno nei primi quattro episodi, uno nei successivi. La produzione si è dovuta impegnare parecchio – e non ha badato a spese – per superare i problemi connessi con la pandemia. Il risultato finale è impeccabile, almeno nel far respirare al pubblico l’atmosfera della Hippie Trail asiatica degli anni ‘70.

Il “problema” della miniserie è che se la storia è di per sé originale e intrigante, otto episodi sembrano davvero troppi per raccontarla. A un certo punto si ha come la sensazione di “girare a vuoto”, come se la storia si stesse avvitando su se stessa.

Per quanto riguarda il cast, Thar Rahim vince, nel complesso, una sfida complessa, dimostrando tutto il suo talento nell’interpretare un personaggio diabolicamente multiforme, affascinante e ripugnante al contempo. Billy Howle è la sua nemesi perfetta, nello stile e nel fisico. Ed è un piacere osservare questi due “duellanti” che cambiano, adattandosi alle necessità e ai momenti rimanendo però sempre fedeli a loro stessi.

Dicevo all’inizio che “The Serpent” racconta anche una storia d’amore, una sorta di “Bonny & Clyde” orientale. In questo contesto si inserisce la Marie-Andrée Leclerc interpretata da Jenna Coleman, una canadese alla ricerca di emozioni forti che rimane folgorata dal Serpente.

Il legame tra i due, fatto di alti e bassi, rappresenta un altro tassello della storia, ma è negli ultimi due episodi che la Coleman esce con forza dal cono d’ombra artistico di Rahim, dando dignità, autonomia e spessore al suo personaggio.

Dice un proverbio che Il tempo è galantuomo. A “fregare” definitivamente Charles Sobhraj, dopo che nel 1997 era stato rilasciato, nel 2003, è stato forse un eccesso di vanità, che lo ha portato dalla Francia in Nepal, uno dei Paesi dove sarebbe ancora potuto essere arrestato.

Le prove usate contro di lui nel procedimento che lo ha condannato all’ergastolo sono state fornite in larga parte alle autorità locali dall’Interpol, e dal diplomatico olandese Knippenberg. E così la storia del Serpente si è apparentemente conclusa dietro le sbarre (dove si trova ancora oggi, 76enne e in precarie condizioni di salute).