“The report”: un film che unisce alla grande inchiesta e intrattenimento

Adam Driver eroe mascherato votato alla sua missione nel dramma contemporaneo di Scott Z. Burns

Un film di Scott Z. Burns. Con Adam Driver, Jon Hamm, Jennifer Morrison, Maura Tierney,  Matthew Rhys. Drammatico, 118′. USA 2019

Daniel Jones ha il compito arduo di condurre un’indagine sul programma di detenzione e interrogatori della CIA. Dopo aver analizzato numerose prove, apprende che le “tecniche di interrogatori” – brutali, immorali e inefficaci – che la CIA ha adottato dopo l’11 settembre. Quando Jones e il Senato Intelligence Committee tentano di rilasciare i risultati delle sue indagini, tuttavia, la CIA e la Casa Bianca fanno di tutto per impedire che la verità venga fuori.

 

Insabbiamenti, corruzione, mancata separazione dei poteri e tante negazioni dei  diritti umani: tutto questo viene alla luce nell’indagine lunga sette anni che è al centro di “The report”, prodotto da Amazon Video, in uscita nei cinema a metà novembre.

Il film diretto da Scott Z. Burns ha l’aspetto e l’estetica di una ricerca in sé, un’indagine nell’indagine. Tutto è votato a creare empatia nei confronti dell’eroe in borghese Daniel (Driver), chiuso in un seminterrato di un palazzo controllato, blindato in uno studio senza finestre sulle cui pareti vanno accumulandosi foto, indizi, piste e fallimenti.

Daniel perde la sua squadra iniziale, perde fiducia in se stesso e nella Feinstein che tanto lo supporta, ma non perde mai di vista l’obiettivo: trovare la verità. Il suo fascicolo diventa un dossier di 7.000 pagine, e ben Daniel si ritrova al centro di un intricato gioco di poteri e interessi.

Ciò che è più interessante in “The report” è la capacità, al di là della ricostruzione, di rendere semplice e narrativamente accattivante una questione tanto spinosa. Tra snodi cruciali, ingegnosità ed esche, è il protagonista a spiccare. Quello che abbiamo davanti è un vero eroe mascherato, di cui però non sappiamo nulla. Eppure questo vuoto di informazioni non disturba, perché Daniel è un personaggio completo, scritto benissimo.

La regia di Burns è molto asciutta, essenziale, spinge il pubblico dentro la tana del Bianconiglio, nel seminterrato di Daniel dove tutto inizia e tutto finisce. Per un film che unisce inchiesta giornalistica e intrattenimento, in un mix perfettamente riuscito tra “The Post” e “Il caso Spotlight”.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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