Un film di George Clooney. Con George Clooney, Felicity Jones, Kyle Chandler, David Oyelowo, Tiffany Boone. Drammatico, 122′. USA 2020
Rimasto solo in una stazione scientifica del Polo Nord, unica zona ancora abitabile del pianeta Terra, lo scienziato Augustine Lofthouse, malato terminale che ha scelto di non seguire gli altri umani nei rifugi sotterranei creati per sfuggire all’aria irrespirabile, cerca di mettersi in contatto con una nave spaziale partita per verificare la possibilità di vita su un satellite di Giove e di ritorno sulla Terra dopo il successo della missione. Augustine vuole proporre agli astronauti – guidati dal comandante Tom Adewole, che aspetta un figlio della collega Sully Rembshire – di invertire la rotta e riformare l’umanità sul satellite da lui stesso individuato anni prima. Augustine, che da giovane ha sacrificato l’amore e la famiglia per la scienza, è convinto di essere solo, ma in realtà nella stazione un’altra persona si aggira…
Basato sul libro di Lily Brooks-Dalton e scritto dal co-sceneggiatore di “The Revenant” Mark L. Smith, “The midnight sky” vede George Clooney nei panni di uno scienziato malato terminale che rimane su una Terra devastata mentre i resti dell’umanità si dirigono verso lo spazio, alla ricerca di un pianeta da colonizzare.
Ambiziosa epopea di fantascienza, il film riprende spunti da tantissimi altri titoli del genere venuti prima di lui – da “Gravity” a “The road”, con un pizzico di “Interstellar” e di “The Martian” – per raccontare una storia di esplorazione, scoperta e fiducia e sfiducia nella scienza.
Ambientata nel 2049, poche settimane dopo che la Terra è diventata inabitabile, l’opera di Clooney è ben fatta e ambiziosa, col suo passare da Augustine e Iris, una bambina che si è rifugiata nell’osservatorio al Polo, all’equipaggio della nave spaziale che sta tornando sulla Terra dopo la sua missione. Manca però, a entrambe le storyline, la carica emotiva necessaria a coinvolgere lo spettatore.
“The midnight sky” è impressionante a livello visivo, con i suoi begli effetti speciali e la post-produzione azzeccata, ma in questo film di assolutamente nuovo rispetto al passato non c’è niente. I personaggi, soprattutto, non sono molto approfonditi e finiscono quasi per risultare bidimensionali. E la colonna sonora di Alexandre Desplat, che suggerisce costantemente lo stato d’animo da provare, stranamente, non aiuta a immedesimarsi.