Un film di Carlo Shalom Hintermann. Con Charles Dance, Lotte Verbeek, Sverrir Gudnason, Isolda Dychauk, Filippo Nigro. Drammatico, 95′. Italia, Gran Bretagna, Belgio, Germania 2020
Eva, una giovane e promettente dottoressa, abbandona la sua carriera per immergersi nello studio della Storia della medicina e mettere in discussione tutto: la propria natura, il proprio corpo, la propria malattia e un destino che sembra segnato. Johan Anmuth è un medico nella Prussia del Settecento, in bilico tra nuove spinte razionaliste e antiche forme di animismo. “Book of Vision” è il manoscritto capace di intrecciare le loro esistenze in un vortice ininterrotto. Lontano dall’essere un testo scientifico, il libro contiene le speranze, le paure e i sogni di più di 1800 pazienti: il medico prussiano sapeva come ascoltarli e il loro spirito vaga ancora tra le pagine, dove vita e morte fanno entrambe parte di un unico flusso. La storia di Anmuth e dei suoi pazienti darà così a Eva la forza per vivere appieno la propria vita, comprendendo che niente si esaurisce nel proprio tempo.
Progetto ambizioso, complesso e sofisticato, “The book of vision” di Carlo Shalom Hintermann purtroppo non riesce a concretizzarsi in un qualcosa di apprezzabile, finendo per risultare solo un flusso caotico e dispersivo di immagini, parole e concetti completamente slegati tra loro.
Lo spettatore si sforza inizialmente di seguire il filo del discorso, sperando di trovare qualche spunto drammaturgico interessante, di rimanere positivamente colpito dagli interpreti oppure di venire spinto alla riflessione.
Le poche speranze sono spazzate via dopo pochi minuti da una visione irritante, autoreferenziale e segnata da una recitazione monocorde, sottotono e priva di qualsiasi guizzo artistico.
Cosa voleva raccontarci Hintermann con questo film? Un amore impossibile? La disfida medica tra innovazione e conservatorismo? La ciclicità della vita? Domande che difficilmente avranno una riposta, a meno che qualcuno davvero bravo non trovi il libro personale del regista e mettere nero su bianco il vuoto artistico che sembra aver aperto la 37° Settimana internazionale della critica.
Il biglietto da acquistare per “The book of vision” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.