Il primo romanzo della serie crime-ironica di Chiara Moscardelli, “Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli“, edito da Giunti, si inserisce a pieno titolo nel filone delle signore in giallo 2.0, italianissime, per niente scontate, imperdibili.
La protagonista è anticonvenzionale, divertente anche nelle sue stravaganze (forse eccessive?). Una delle cose belle di Teresa Papavero è che davvero non riesci a inquadrarla del tutto, neppure alla fine del libro. Dai suoi commenti e pensieri si capisce che il fatto che gli altri la prendano per tonta non corrisponde a realtà, che lei c’è molto più che farci. Eppure…
Teresa è impulsiva, Teresa talvolta è infantile, Teresa si getta nell’azione senza star troppo a pensare. Ma Teresa chiama anche il povero maresciallo Nicola Lamonica per essere soccorsa, sembra sempre essere un po’ troppo in balia del “sesso forte” e il suo rapporto col padre, il noto psichiatra Giovan Battista Papavero…
C’è tanto di questa quarantenne che non sappiamo, tanto che abbiamo voglia di approfondire. Perché tra tanti misteri, il primo mistero è proprio lei, la protagonista. Che fine ha fatto la madre, tanto per cominciare? Com’è successo che da promettente profiler sia finita a lavorare in un sexy shop, prima, e a rintanarsi a Strangolagalli in cerca di una sua dimensione, poi?
E il padre – quel padre che ci viene presentato come troppo serio, troppo professionale, troppo austero e deluso dalla figlia? È davvero quello che Teresa ci racconta, oppure in lui c’è del buono?
I punti di domanda abbondano, alla fine di “Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli“, per questo il lettore non vede l’ora che Chiara Moscardelli torni in libreria con il secondo capitolo della serie. Perché la protagonista, i suoi compagni di avventura un po’ bislacchi, l’ambientazione e la storia stessa sono coinvolgenti, e non ne abbiamo davvero avuto abbastanza!