Un film di Noah Baumbach. Con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Merritt Wever, Azhy Robertson. Drammatico, 136′. USA 2019
Charlie, regista di teatro, e Nicole, sua moglie e prima attrice, si stanno separando. Lui lavora a New York, lei si è trasferita a Los Angeles per lavorare in televisione. Insieme hanno un figlio. Nicole vuole un’altra vita e chiede il divorzio, affidandosi a un abile avvocato. Charlie deve quindi lottare a sua volta, per continuare a vivere nella sua città senza perdere la custodia condivisa del bambino. Improvvisamente i due amanti non si riconoscono più, sono travestiti da versioni mostruose e grottesche di loro stessi, come ci suggeriscono i costumi di Halloween, e in questo spettacolo domestico Charlie rischia di avere la peggio e di diventare davvero l’uomo invisibile.
Può un tema sempre attuale ma già affrontato mille volte al cinema come il divorzio essere riproposto con una voce nuova? Il film “Storia di un matrimonio” (Marriage story) di Noah Baumbach, prodotto da Netflix, con protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, dimostra di sì.
Si tratta di un racconto perfettamente bilanciato sulla dissoluzione di un matrimonio, che propone il punto di vista dei due ex coniugi e tiene il pubblico sospeso tra lacrime e risate dall’inizio alla fine.
Al centro della storia ci sono Charlie e Nicole, le due parti in causa, e poi c’è il figlio di otto anni della coppia, Henry, che si ritrova nell’occhio del ciclone, in una lotta furibonda giocata tra Los Angeles e New York, con avvocati feroci.
Ecco, ferocia è il termine a cui volevo arrivare. Se da una parte infatti Nicole e Charlie decidono di non procedere per vie legali, gli avvocati che si mettono in mezzo hanno opinioni diverse. La loro storia d’amore diventa una guerra di trincea. Ma sotto all’odio, alle parole urlate e a quelle taciute ci sono ancora forti sentimenti. Ci sono le lacrime, ci sono le sconfitte, ci sono le perdite e le vittorie.
“Storia di un matrimonio” è un film delicato che graffia, un ossimoro, eppure molto realistico. È il racconto di esperienze vicine agli interpreti e al regista, e in generale a tutti noi. Alla fine non si può non apprezzare l’ottica originale con cui viene raccontato qualcosa di così poco originale, e la brillantezza della sceneggiatura.
Charlie e Nicole, idealmente ai poli opposti, sono raccontati con oggettività da Noah Baumbach, che usa prospettive, primi piani, piani sequenza lunghi e lunghissimi, inquadrature che si stringono e quasi soffocano i protagonisti – come fa lui con lei e la sua carriera, e poi lei e il suo avvocato con lui.
Il cast è semplicemente eccezionale. Laura Dern con il suo personaggio semi-comico smorza le tensioni. Adam Driver è incredibilmente realistico, e insieme alla sua partner di scena regala una performance da brividi – io punto su di lui per la Coppa Volpi e per gli Oscar. Scarlett Johansson risalta con una bravura tangibile e struggente, e spero vivamente che questo sia il suo anno, vista anche la prossima uscita di “Jojo rabbit” di Taika Waititi.
Insomma “Storia di un matrimonio” non è solo il racconto della fine di un matrimonio, ma quello della sconfitta di due esseri umani che mettono se stessi e il proprio bene davanti all’amore e alla coppia. E quando questo succede, difficilmente il sentimento è destinato a durare. Ma le ferite quelle sì, durano.